Ricami preziosi e dettagli surreali che rendono unico ogni capo.
di Elena MisericordiaIl viaggio nel mondo di Vivetta Ponti è un’esperienza magica che ci conduce in un universo fantastico, dove regnano sovrane le grandi passioni della talentuosa fashion designer: la poesia, gli arredi antichi, le bambole vintage, i libri per bambini, gli arredi degli anni Cinquanta, le tappezzerie degli anni Sessanta e Settanta, la Nouvelle Vague, gli animali, in particolare i gatti, i vecchi giocattoli, i film di animazione sperimentali e molto altro ancora. Ritroviamo infatti tutti questi elementi nostalgici nelle sue preziose collezioni. Capi naif che s’ispirano ad un’idea di eleganza giocosa e dinamica, condita da romanticismo ed ironia. La donna a cui Vivetta si rivolge è femminile, delicata e sognante, ma con forte personalità. Le linee rétro dei suoi abiti sono al tempo stesso pulite e contemporanee. Dettagli inaspettati distinguono e personalizzano le sue creazioni: ricami che riproducono profili dei volti e delle mani, tasche a forma di gatto, colletti dagli occhi cerulei…
Ma chi è Vivetta Ponti?
Ho 36 anni, vivo a Firenze, ho cambiato diverse città in passato e conosciuto tante persone, molte delle quali sono ancora figure importanti nella mia vita.
Ho iniziato il mio percorso lavorando presso varie aziende come la maison Roberto Cavalli. Lì ho imparato tutto sui ricami e sulle stampe. Avevano una biblioteca molto vasta, piena di libri di grafica.
Nel 2009, in modo indipendente, ho lanciato il marchio Vivetta, grazie anche all'aiuto della mia famiglia. I primi anni sono stati duri e pieni di sconfitte perché il mio stile non era compreso. Poi, piano piano, le cose hanno cominciato ad andare meglio: è stato fondamentale non demordere e crederci al 100%, senza ascoltare nessuno e farmi demoralizzare. Ora siamo in tanti a lavorare al progetto, c’è un’azienda, la distribuzione è mondiale.
Quando hai capito di appartenere al mondo della moda?
A 18 anni m’interrogavo su cosa avrei fatto, un po' come tutti. Avevo il desiderio di intraprendere un percorso creativo, ma che mi portasse a produrre i pezzi che disegnavo. La scelta del settore è stata quindi molto semplice: la moda. Per chi la fa, per me, è un’arte popolare, pratica.
Come riassumeresti le tappe più significative della tua carriera? Qual è stato il momento in cui hai detto: "Ce l'ho fatta!"?
È stato molto importante essere scelta da Giorgio Armani per sfilare all’Armani Teatro con la collezione Fall 2015. Ho un ricordo bellissimo dell'esperienza, nonostante alcuni fattori di comprensibile disorganizzazione, trattandosi della prima sfilata. Da quel giorno le cose hanno cominciato ad andare bene, anche in Italia.
Cosa porti con te, nel tuo bagaglio di esperienze, delle tue importanti collaborazioni del passato?
Porto con me dei bellissimi ricordi. Da Roberto Cavalli l’esperienza è stata lunga, ma anche decisiva per il mio sviluppo creativo e per la comprensione delle dinamiche aziendali.
Della sfilata per Armani conservo l’emozione di quando l’ho saputo e l’ho comunicato a mia madre: abbiamo pianto perché fino a quel momento in Italia non ero molto conosciuta. Questa notizia ci ha fatto sentire di aver raggiunto un traguardo.
Le tue scelte di vita hanno inciso sul tuo percorso professionale e viceversa?
Dalla nascita di mio figlio Otto, che oggi ha tre anni, sono cambiate moltissime cose. All’inizio riorganizzare la mia vita è stato un po' impegnativo, ma sono poi riuscita a pianificare il mio tempo, dividendomi alla perfezione tra lavoro e famiglia. Sono felice di aver sempre seguito mio figlio e, al tempo stesso, di essere anche cresciuta professionalmente. Qualche volta ho dovuto lavorare di notte per far quadrare tutto, ma ce l’ho fatta, con entusiasmo!
Cosa c'è di te nelle tue creazioni? Come descriveresti il tuo stile e quello dei tuoi abiti?
In quello che disegno c’è tutto di me: la mia storia, la mia infanzia, i viaggi con i miei, le case dove ho vissuto, tutte le mie passioni.
Quali elementi caratterizzano le tue collezioni?
La femminilità, i colori chiari, i dettagli surreali, i ricami piazzati.
Cosa ti ha ispirata nella creazione delle tue celebri tasche a gatto e manine-colletto con smalto rosso fuoco?
Mi lascio sempre ispirare dalle mie passioni e dalle cose che mi piacciono. Nel caso delle tasche, l’idea mi è venuta pensando ai miei bottoni smaltati a forma di occhio. Poi disegnai il gatto, come il mio Oscar: un siamese orientale, bianco con gli occhi azzurri. L’idea delle mani mi venne in aereo, senza preavviso.
Chi è Vivetta quando non veste i panni della stilista?
Non c’è distinzione tra il mio profilo professionale e quello personale, sono sempre io. Sono timida, riservata, gentile e mi piace avere a che fare con persone gentili. Mi dedico molto alla famiglia e sono soddisfatta della nostra normalità. Sono davvero contenta di non aver trascurato mio figlio per la carriera.
Quali sono i tuoi interessi, le tue passioni, i tuoi hobbies?
Mi piace andare ai mercatini dell’usato. Amo le biblioteche e i libri in generale. Quando avevo più tempo, lavoravo all’uncinetto e ricamavo. Ho fatto varie tovaglie e una coperta. Mi piacciono le case, gli ambienti belli, i palazzi antichi e m’ispira molto visitarli. Spesso vado a Palazzo Pitti, vicino casa, e faccio un giro per quelle bellissime stanze…
Progetti e sogni per il tuo futuro?
Aprire dei monomarca, spero presto!
Intanto il brand Vivetta, che anno dopo anno vede crescere la sua notorietà riscuotendo sempre più consensi, è distribuito nei più importanti department stores e nelle boutiques più esclusive di tutto il mondo. La stilista, già vincitrice nel 2008 del Who’s On Next a Parigi e che poco tempo dopo è stata definita “la migliore” dal maestro Armani, prosegue il suo cammino con successo, come in una fiaba dal lieto fine.