Una delegazione di Greenpeace ha analizzando le acque potabili in oltre 220 tappe per verificare la presenza di queste sostanze chimiche pericolose in varie città italiane
di Sara Del Dot© Unsplash
Le definiscono “inquinanti eterni”, perché una volta che vengono disperse nell’ambiente si degradano in tempi lunghissimi. Il loro nome è PFAS, sostanze poli- e per-fluoroalchiliche, pericolose per la salute e per l’ambiente.
A illuminarci sul problema è stato Giuseppe Ungherese, Responsabile campagna inquinamento di Greenpeace: “Noi proviamo a colmare una lacuna di conoscenza. Perché in gran parte dell'Italia, salvo rari casi, le analisi sulle acque potabili non vengono effettuate. Lo scorso 23 settembre siamo partiti da Roma dove è iniziata la spedizione di Greenpeace Acque senza veleni”.
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Oltre 220 tappe in cui una delegazione di Greenpeace sta analizzando le acque potabili di varie città d'Italia per verificare la presenza di PFAS.
Come ci ha spiegato Ungherese “sono sostanze chimiche di sintesi che non esistono in natura e che purtroppo ritroviamo praticamente ovunque. Sono state prodotte per la prima volta negli anni Trenta del secolo scorso. Ancora oggi non sono regolamentate e per via delle loro proprietà caratteristiche sono state impiegate in una serie di prodotti industriali, beni di consumo e cicli produttivi. La loro origine può quindi risalire a varie fonti e da lì si sono disperse ovunque, alcune di queste le troviamo anche ai poli. Ad esempio, le orse polari le trasmettono ai propri cuccioli con l'allattamento. Queste molecole una volta immesse in natura vengono degradate con tempi estremamente lunghi dai normali processi naturali. Per cui possono restare nell'ambiente per tantissimi anni, ben oltre le nostre aspettative di vita tant'è che vengono definite inquinanti eterni”.
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Abbiamo quindi chiesto a Giuseppe Ungherese quali possono essere le conseguenze per la salute:
“Per anni queste sostanze sono state considerate inerti, quasi incapaci di interagire con il nostro organismo. Oggi invece siamo a conoscenza del fatto che alcune di queste sono note cancerogene, una su tutte il PFOA. Il PFOS è un possibile cancerogeno, ma per tante di queste esistono prove certe del fatto che sono interferenti endocrini. Cioè sono sostanze che una volta che entrano nel nostro corpo vanno in qualche modo a mimare il comportamento degli ormoni dando un falso segnale al nostro organismo e in qualche modo ingannandolo. Per cui generano danni alla tiroide, al fegato, problemi alla fertilità, incremento dei livelli di acidi grassi nel nostro corpo, diabete gestazionale. Insomma sono una miriade i problemi che possono generare sulla nostra salute e proprio come gli ormoni queste molecole sono efficaci a bassissime dosi. Per cui gli scienziati sono unanimi nel dire che con queste sostanze non dovremmo mai entrare in contatto”.
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Tra le provincie di Vicenza, Verona e Padova c'è uno dei più gravi casi di contaminazione da queste sostanze dell'intero continente europeo. Per un inquinamento che interessa oltre 180 km quadrati e 350mila persone che stanno fronteggiando da anni un'emergenza sanitaria.
“Quando parliamo di PFAS parliamo di oltre 10mila molecole” - ha aggiunto Unghesere - “Solo poche di queste (si possono contare sulle dita di una mano) sono regolamentate a livello globale. Per gran parte di queste non esistono regolamentazioni e le aziende possono sversarle nell'ambiente impunemente, e oggi ancora oggi la loro presenza nell'acqua potabile non è regolamentata. Lo sarà a partire dal 12 gennaio 2026 per l'effetto della direttiva europea approvata nel 2020. Direttiva che nasce vecchia perché quei limiti che saranno introdotti in Italia non sono cautelativi per la salute umana. Tant'è che tante nazioni hanno già rivisto quei limiti a ribasso prima dell'entrata in vigore della direttiva. Quindi noi con questa spedizione vogliamo chiedere alle istituzioni di fare controlli ma allo stesso tempo chiediamo a tutte le istituzioni sanitarie comunali e regionali di fare in modo che tutte le persone abbiano accesso ad acqua libera da queste sostanze”.
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“È importante sottolineare che per la quasi totalità del settore industriale in cui vengono impiegati i PFAS, esistono delle alternative più sicure. Non ci sono ragioni per continuare a utilizzare queste molecole e aggravare la contaminazione tossica che interessa noi e il Pianeta”.