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L'Osservatorio sulle crisi idriche segnala fino al 40% di portata in meno nelle sezioni esaminate del fiume più lungo d'Italia e fino al 60% in meno negli affluenti
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La crisi idrica che interessa il bacino del fiume Po "peggiora ed è grave", è "emergenza in Piemonte e nel Delta, ma tutto il Distretto è in difficoltà". È l'allarme lanciato dall'Osservatorio sulle crisi idriche, che registra fino al 40% di portata in meno nelle sezioni esaminate del Po e fino al 60% in meno negli affluenti. Tra le cause scatenanti spiccano la "perdurante mancanza" di neve e pioggia, della "grave aridità" dei suoli e del progressivo impoverimento delle falde sotterranee.
Tutti gli indicatori presi in esame risultano in prossimità dei minimi rispetto le serie dal 1961 ad oggi. Nel mese di febbraio, secondo quanto emerso dall'Osservatorio, le piogge previste sono cadute in modo scarso e disomogeneo e non hanno apportato ristoro e miglioramenti sostanziali, mentre le temperature medie hanno confermato un trend di aumento di 3 gradi centigradi "che caratterizza questo anomalo inverno come il secondo più caldo degli ultimi 40 anni". Inoltre, "una stagione invernale mite e asciutta come quella che si sta per concludere non era mai stata registrata".
Per quanto riguarda le portate d'acqua, su tutta l'asta del fiume Po persiste una condizione di marcata siccità idrologica invernale, dall'inizio dell'anno le portate (per tutte le stazioni di misurazione) sono sempre rimaste sotto le medie. A febbraio in particolare male Piacenza.
Situazione precipitazioni - Le cumulate di pioggia sono abbondantemente sotto la media del periodo 2006-2020 e prossime ai valori minimi. Solo febbraio 2012 e 2020 hanno fatto registrare cumulate inferiori, rendendo questo inverno il terzo più secco degli ultimi 65 anni. Tra le conseguenze più pericolose le pianure aride e le aree di montagna a potenziale rischio incendi.
Neve preziosa - L'entità del manto nevoso su tutto l'arco Alpino è prossima ai minimi e il totale dell'acqua così immagazzinata è del 70% inferiore rispetto alla media stagionale. Un dato, secondo l'Osservatorio, destinato a peggiorare perché l'avanzare della stagione primaverile impedisce una "ricarica" della risorsa.
Soffrono anche i Grandi laghi e i serbatoi alpini e appenninici, ancora scarichi in attesa delle piogge. Il lago Maggiore è di poco superiore allo zero idrometrico. Como e Iseo sotto lo zero idrometrico. I livelli bassi dei laghi rappresentano un problema sia per la navigazione, ma anche per l'habitat.