Secondo lo studio dell'Università delle Nazioni Unite, pubblicato sulla rivista "Earth's future", a pesare è il processo di "mining" che permette la crescita della rete: vediamo di cosa si tratta
bitcoin © Ansa
I Bitcoin, la moneta virtuale sempre più usata nel mercato internazionale (ecco chi è il suo creatore), ha un devastante impatto ambientale. In un anno per la produzione della criptovaluta attraverso il "mining", un processo informatico che permette alla rete di Bitcoin di funzionare, serve infatti oltre la metà dell'elettricità usata in Italia o l'acqua necessaria a 300 milioni di contadini dell'Africa subsahariana. E per bilanciarne le emissioni servirebbero 3,9 miliardi di alberi. A evidenziarlo è lo studio realizzato dallo scienziato Kaveh Madani dell'Università delle Nazioni Unite e pubblicato sulla rivista "Earth's future" (anche un altro studio pubblicato nel 2022 metteva in guardia sull'impatto ambientale della criptovaluta)
Le criptovalute come i Bitcoin hanno ormai assunto un ruolo importante nell'economia mondiale, in particolare nei mercati finanziari e nel trading, e nonostante alcuni recenti svalutazioni continuano a crescere ma la loro produzione, ha anche un grande impatto ambientale. Lo studio realizzato dal braccio accademico delle Nazioni Unite si è concentrato in particolare sui Bitcoin, la prima criptomoneta e di gran lunga la più diffusa, la cui esistenza si poggia su un meccanismo noto come "mining", un processo informatico necessario a validare le transazioni e che permette la costante crescita della rete ma che ha bisogno di un alto consumo di energia.
I dati riferiti al periodo 2020-2021 indicano che il "mining" dei Bitcoin ha consumato 173.42 Terawatt ore di elettricità (l'Italia ne consuma 295), se fosse una nazione sarebbe la 27esima al mondo, sopra al Pakistan in cui vivono 230 milioni di persone. Un'impronta ambientale di emissioni di carbonio equivalente a 190 centrali elettriche a gas naturale che dovrebbero essere compensate dalla piantumazione di 3.9 miliardi di alberi, il 7% della foresta amazzonica, e un consumo di acqua pari all'uso che ne farebbero 300 milioni di persone dell'Africa subsahariana.
Lo studio sottolinea, inoltre, che la gran parte dell'energia usata per il "mining" dei Bitcoin arriva da fonti fossili, il 45% dal carbone e il 21% da gas naturale e il grosso delle attività si concentra in Cina.