IL CAMBIAMENTO È POSSIBILE

Buco dell’ozono: la chiusura è vicina

Oggi è il surriscaldamento globale, nel secolo scorso è stato lo squarcio nello strato di ozono a preoccuparci. Ma le decisioni prese all’epoca stanno facendo la differenza: nulla è perduto, se si agisce per tempo

di Lorenzo Candotti
13 Feb 2023 - 10:02
 © Unsplash

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La crisi climatica che stiamo vivendo nel terzo millennio è tutta focalizzata sul surriscaldamento globale. Le azioni dell’uomo stanno devastando gli equilibri della terra. Esserne consapevoli e agire di conseguenza, questa è l’unica soluzione.

La riprova la stiamo vivendo oggi. Nello scorso secolo, infatti, la preoccupazione riguardava il buco dell’ozono. Lo strato di ozono è uno schermo fondamentale per l’intercettazione di radiazioni vitali per la vita sulla Terra e la sua formazione avviene principalmente nella stratosfera alle più irradiate latitudini tropicali. Mentre la circolazione globale tende poi ad accumularlo maggiormente alle alte latitudini e ai poli

Come ci spiega meglio il meteorologo Andrea Giuliacci: “Con “buco di ozono” si intende una zona dell’alta atmosfera fortemente impoverita di ozono, un gas particolare e fondamentale, perché blocca i raggi ultravioletti più nocivi. Come mai si è creato questo buco? A causa di particolari sostanze: i CFC (gas clorofluorocarburi), che erano contenuti ad esempio nelle bombolette spray fino agli anni Ottanta. Queste sostanze sono in grado di mangiarsi letteralmente l’ozono stratosferico. Tanto è vero che il buco dell’ozono ha raggiunto il record nel settembre del 2000, quando addirittura ha raggiunto una superficie di 28,4 milioni di chilometri quadrati”.

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La vita in pericolo per colpa dell’uomo, oggi come allora. A fare la differenza sono state le decisioni prese, perché nulla è perduto, se si agisce per tempo.

A partire dalla fine degli anni Ottanta i CFC sono stati messi al bando e così negli ultimi vent’anni pian piano la situazione è migliorata. Il buco dell’ozono ha cominciato a rimpicciolirsi e le stime ci dicono che entro quarant’anni lo strato di ozono tornerà ai livelli del 1980. E allora potremo davvero dire che il buco dell’ozono si è chiuso”.

Ancora diciassette anni di attesa. Al Polo Nord ne servirebbero cinque in più. Infatti lo squarcio si dovrebbe chiudere nel 2045. 2066 invece la data per la chiusura sopra l’Antartide. Previsioni a lungo termine, che se fossero davvero rispettate, sancirebbero il successo della cooperazione planetaria nella difesa per l’ambiente. E se si è stati in grado di farlo una volta, bisognerebbe ripetersi per interrompere l’escalation del surriscaldamento globale.

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