Il provvedimento stabilisce nuove regole per le prestazioni energetiche nell'edilizia. Il leghista Ciocca è stato allontanato dall'Aula perché disturbava con un fischietto
La plenaria del Parlamento Ue ha approvato in via definitiva l'accordo raggiunto con il Consiglio Ue sulla cosiddetta direttiva sulle "case green". Il provvedimento stabilisce nuove regole per le prestazioni energetiche nell'edilizia, allo scopo di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore entro il 2030 e di pervenire alla neutralità climatica entro il 2050. I partiti italiani della maggioranza di governo (Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega) hanno votato contro il provvedimento passato con 370 sì, 199 no e 46 astenuti.
© Tgcom24
I partiti della maggioranza di governo italiana hanno votato "no" alla direttiva nonostante in Aula sia approdata una versione più "leggera", dopo l'intesa tra le istituzioni comunitarie. Il Ppe (Partito popolare europeo) si è spaccato sulla votazione, ma più della metà dei membri ha seguito le indicazioni positive giunte dalla Commissione Industria dell'Europarlamento: 72 favorevoli, tra cui un altro italiano, l'altoatesino Herbert Dorfman (Svp), 54 contrari e 25 astenuti. Anche Renew si è divisa in Aula, con una parte minoritaria schierata contro il testo. Tra le delegazioni italiane a favore della direttiva hanno votato Pd, M5s, Alleanza Verdi-Sinistra e Italia Viva.
Subito dopo il voto della plenaria, l'eurodeputato leghista Angelo Ciocca ha cominciato a disturbare rumorosamente la seduta (c'erano ancora altre votazioni da concludere) usando un fischietto. Ciocca è stato allontanato dall'Aula, su richiesta del presidente di seduta che ha definito il suo comportamento "totalmente inaccettabile". Diversi europarlamentari gridavano "buffone, buffone" e, in inglese, "out, out!".
La direttiva prevede che tutti gli edifici privati di nuova costruzione siano a emissioni zero a partire dal 2030, mentre i nuovi edifici occupati dalle autorità pubbliche o di loro proprietà dovranno raggiungere quest'obiettivo due anni prima, a partire dal 2028. Per gli edifici residenziali non di nuova costruzione, gli Stati membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell'energia primaria media utilizzata (rispetto al 2020) di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035. Gli Stati Ue dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali che hanno le peggiori prestazioni entro il 2030, e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi nazionali di prestazione energetica da rispettare per tutto il settore dell'edilizia. In più i Paesi comunitari dovranno garantire, se tecnicamente ed economicamente fattibile, l'installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030.
Gli Stati membri dovranno spiegare come intendono predisporre misure vincolanti per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento e raffreddamento, eliminando gradualmente entro il 2040 i combustibili fossili usati in questi sistemi. A partire dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili. Saranno ancora possibili, invece, gli incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento che usano una quantità significativa di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.
La nuova normativa non si applicherà agli edifici agricoli e agli edifici storici. Gli Stati membri potranno decidere di escludere anche altri edifici protetti per il loro particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto. Per la sua adozione definitiva, la direttiva dovrà ora essere approvata formalmente anche dal Consiglio Ue. Gli edifici sono responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra nell'Ue, secondo una valutazione della Commissione europea.
Il 15 dicembre 2021 la Commissione aveva presentato la sua proposta di revisione della direttiva sulle prestazioni energetiche nell'edilizia, come parte del pacchetto "Pronti per il 55%", dove la percentuale indicata riguarda l'obiettivo vincolante di riduzione dei gas a effetto serra entro il 2030, come tappa intermedia verso la "neutralità climatica" del 2050. La direttiva è stata modificata durante le trattative con il Consiglio europeo, con un maggiore accento sul carattere adattato a livello nazionale, invece che armonizzato a livello Ue, di una parte degli indicatori per la sua attuazione. Ma resta un elemento fondamentale della strategia di riduzione delle emissioni e di efficientamento energetico del Green Deal.