Nell’ultimo anno è caduta davvero pochissima neve sulle Alpi e sugli Appennini. Non un evento imprevisto, ma il risultato diretto di un peggioramento che dura da anni e anni
di Lorenzo Candotti© Getty
La neve sugli Appennini finalmente è arrivata. Se sarà sufficiente per salvare la stagione lo scopriremo solo più avanti, fatto sta che il cambiamento climatico sta sconvolgendo intere comunità montane.
Il periodo natalizio da sempre è quello più redditizio per chi vive di turismo invernale. L’Abetone è l’esempio di quanto accaduto in Italia lo scorso dicembre. Non un evento imprevisto, ma bensì la diretta conseguenza di un peggioramento che dura da anni e anni.
Come ci spiega il meteorologo Andrea Giuliacci: “Al di là delle nevicate delle ultime settimane, nell’ultimo anno di neve sulle Alpi e sugli Appennini ne è caduta davvero pochissima. Del resto questa è la tendenza degli ultimi decenni. Pensate, rispetto agli anni Settanta lo spessore del manto nevoso si è ridotto di circa l’8% per decennio. E il periodo dell’anno con le vette imbiancate si è ridotto addirittura di 36 giorni”.
Trentasei giorni oggi, domani chissà. Un problema che non riguarda solo l’inverno, anzi. Le montagne sono sempre più in sofferenza durante le stagioni calde e i disastri naturali sono dietro l’angolo, basti pensare all’incidente sul Ghiacciaio della Marmolada della scorsa estate.
Continua Giuliacci: “A causa del cambiamento climatico e in particolare dell’aumento delle temperature medie, di neve ne cade sempre di meno. Non fa abbastanza freddo e quindi sempre più spesso al posto della neve cade la pioggia. In particolare, i dati ci dicono che nell’emisfero settentrionale negli ultimi cinquanta anni la copertura nevosa – cioè l’area di territorio coperta da neve – si è notevolmente ridotta, soprattutto in primavera: oltre l’1% in meno ad aprile, circa il 4% in meno a maggio, addirittura quasi il 13% in meno a giugno”.
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L’assenza di nevicate abbondanti in inverno e le temperature sempre più miti devono spaventare, perché le vette innevate delle montagne sono riserve idriche per i mesi più secchi. Una evidente tendenza alla tropicalizzazione del nostro Paese. Un problema comune a tutta l’Europa e forse già oggi è il caso di pensare a come far sì che queste comunità possano sopravvivere in futuro anche senza la neve e lo sci.
“Entro la fine del secolo, a causa del cambiamento climatico e in particolare dell’aumento delle temperature, la stagione della neve sulle Alpi si accorcerà dai 10 fino addirittura, nel peggiore dei casi, ai 40 giorni. E questo creerà grossi problemi al turismo invernale, perché la quota dell’innevamento idoneo allo sci si alzerà di 150 metri per ogni grado di temperatura in più”.
Il cambiamento climatico è sempre più sotto gli occhi di tutti. Una volta sembrava un tema che riguardasse i Poli con i ghiacciai sempre più in sofferenza. Oggi invece la questione ci riguarda da vicino e le conseguenze le viviamo in prima persona. Questo ci dovrebbe far agire di conseguenza.