In occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione, celebrata ogni anno il 16 ottobre, E-Planet è stato nella sede della FAO, per capire meglio la connessione tra cambiamenti climatici e sistemi alimentari
di Sara Del Dot© Unsplash
Il modo in cui produciamo e consumiamo cibo non solo gioca un ruolo importante nella crisi climatica, ma ne subisce anche le dirette conseguenze, aumentando l'insicurezza alimentare nel mondo.
Sul nostro Pianeta più di 700 milioni di persone vivono in condizioni di fame, circa 1 persona su 11, e la percentuale si alza nei Paesi più fragili ed esposti a condizioni estreme come l'Africa. Una persona su 5. Situazione aggravata da crisi sanitarie, guerre e conflitti interni.
In occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione, celebrata ogni anno il 16 ottobre, siamo stati alla FAO, Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite, per capire meglio questa connessione.
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Insieme a Kaveh Zahedi, Direttore Ufficio Cambiamenti Climatici, biodiversità e ambiente della FAO, abbiamo cercato di capire quale sia il legame tra cambiamenti climatici e sistemi alimentari: “Credo che climate change e produzione di cibo non possano essere considerati separatamente. Da un lato i cambiamenti climatici hanno un grosso impatto sull'agricoltura e le filiere. Lo vediamo con gli eventi estremi, la siccità e le inondazioni, con l'evoluzione delle malattie che colpiscono le colture. Tutto questo riduce la produttività e mette a rischio la sicurezza alimentare. Al tempo stesso il modo in cui produciamo e trasportiamo il nostro cibo genera inquinamento. Circa un terzo delle emissioni mondiali di gas serra deriva dai sistemi agroalimentari, ciò significa che un contributo importante ai cambiamenti climatici proviene anche da questo settore”.
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Una situazione a cui l’umanità dovrà cercare di adattarsi, come ci spiega Zahedi: “Dobbiamo adattarci perché il clima cambia e noi continueremo a mangiare cibo. Ciò che abbiamo mostrato è che dai sistemi agricoli e produttivi non emergono solo problemi, ma tramite essi è possibile anche agire per clima. Che si tratti di agroforestazione, di allevamento e pesca più sostenibili, riforestazione, ripristino dei suoli e degli ecosistemi, sistemi agricoli intelligenti o riduzione dello spreco di cibo, tutte queste soluzioni hanno numerosi benefici, in termini di adattamento ai cambiamenti climatici, di riduzione delle emissioni ma anche di sicurezza alimentare”.
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“La conoscenza e le tradizioni locali sono molto utili nei processi di adattamento. In alcuni Paesi abbiamo assistito al riutilizzo o al recupero di alcune colture più resilienti ai cambiamenti climatici. Lavorando ad esempio in Colombia o nella regione di Guahira, abbiamo visto come hanno revitalizzato un fagiolo che si mostrava resistente sia alla siccità che alle piogge, ma era parte della loro dieta da secoli. Quindi spesso sono espedienti molto locali. Ma altre soluzioni possono arrivare dalle esperienze condivise tra i Paesi, ad esempio che usano più energia rinnovabile, e quindi è davvero una combinazione di soluzioni globali. E credo che l'ostacolo maggiore per ampliare queste soluzioni siano i finanziamenti in questo settore” continua Kaveh Zahedi.
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Agire per il clima, per ciò che mangiamo, per i territori, gli animali e le comunità significa agire globalmente creando un effetto domino di benefici, su tanti aspetti e non solo uno.
“Non è solo cambiamento climatico! È clima, ma anche biodiversità, cibo, è tutto interconnesso. Non si può produrre cibo senza impollinatori come le api. Abbiamo bisogno di cercare varietà di semi che possano sopravvivere a condizioni climatiche future molto diverse. Come conservarli? Come mantenerli? Come farli rinascere? Tutte queste interconnessioni tra il cambiamento climatico, la biodiversità e l'agricoltura sono in sostanza ciò di cui ci occupiamo qui alla FAO”.
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Un altro grosso tema è lo spreco di cibo, che se fosse un Paese, si classificherebbe al terzo posto tra i maggiori emettitori di gas serra nel mondo. Quindi cosa ci aspetta nel futuro?
Secondo il Direttore Zahedi “si tratta di tradurre questa consapevolezza in investimenti. Assicurarsi di investire nel pieno potenziale delle soluzioni offerte sia dall'agricoltura che dai sistemi alimentari stessi. In questo senso c'è un grande ottimismo, ma al tempo stesso non possiamo ignorare la realtà dei fatti. Quindi sullo sfondo dei cambiamenti climatici dobbiamo essere pronti e fare in modo che le nostre comunità agricole siano attrezzate per affrontare quello che sembra un futuro climatico diverso”.