In questo momento storico diventa fondamentale studiare e cercare di prevenire le catastrofi naturali. Sia quelle improvvise come inondazioni, sismi o valanghe, sia quelle a sviluppo più lento, come la siccità
di Ronny Mengo© Getty
Poco meno di un anno fa il boato che scosse la Marmolada. 64mila tonnellate di ghiaccio, acqua e detriti franarono a quota 3.200 metri, provocando la morte di undici alpinisti e ferendone altri sette. La causa della tragedia fu il disgelo dovuto alle temperature anomale, che toccarono i 10 gradi, oltre alle minime precipitazioni nevose. L’acqua che in condizioni normali non dovrebbe esserci ha fatto staccare una porzione di ghiacciaio, una placca glaciale divisa dal corpo principale.
Una situazione che è addirittura peggiorata oggi, con il sindaco di Canazei sempre più vicino a una probabile chiusura della zona superiore della montagna nei prossimi mesi di luglio e agosto. Il ghiacciaio è in fase di continuo monitoraggio e le nevicate delle scorse settimane non contribuiscono ad abbassare l’allarme. Mai come in questo momento storico diventa fondamentale a livello globale studiare e cercare di prevenire le catastrofi naturali. Sia quelle improvvise come inondazioni, sismi o appunto valanghe di ghiaccio, sia quelle a sviluppo più lento, come la siccità.
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Le misure preventive possono assumere forme molto diverse: dall’elaborazione di cartografie forestali al rimboschimento dei bacini idrografici soggetti a frane, dalla costruzione di infrastrutture come acquedotti, centri sanitari e luoghi di incontro resistenti a inondazioni, all’aumento della consapevolezza da parte di imprese, enti pubblici e privati, dell’importanza di tutelare la propria attività e quella del territorio.
Considerando che in Italia nell’ultimo decennio gli eventi meteorologici estremi come piogge intense, grandine e trombe d’aria sono più che quadruplicati.