L'analisi "Global Methane Tracker" di lea spiega come la riduzione delle emissioni avrebbe un effetto rapido nel limitare il surriscaldamento globale e quanto il recupero delle perdite del prezioso gas allenterebbe la rigidità odierna del mercato
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Le emissioni globali di metano dal settore energetico sono circa il 70% in più rispetto ai dati ufficiali forniti dai governi nazionali. Lo afferma l'Agenzia internazionale dell'energia (Iea) sottolineando "il bisogno urgente di maggiori sforzi di monitoraggio, trasparenza, e di un'azione politica più forte e immediata per ridurre le emissioni del potente gas serra". Se tutti i Paesi produttori emettessero quanto la Norvegia, che ha il livello più basso al mondo, spiega l'Agenzia, le emissioni globali di metano dalle operazioni di petrolio e gas diminuirebbero di oltre il 90%.
"Se tutte le perdite di metano dalle operazioni di combustibili fossili nel 2021 fossero state catturate e vendute, i mercati del gas naturale sarebbero stati riforniti con ulteriori 180 miliardi di metri cubi di gas naturale. Ciò equivale a tutto il gas utilizzato nel settore energetico europeo e più che sufficiente per allentare la rigidità odierna del mercato" afferma la lea che nella sua analisi "Global Methane Tracker" ha studiato la ripresa delle emissioni da petrolio, gas e carbone.
Il metano sarebbe responsabile di circa il 30% dell'aumento delle temperature globali dalla rivoluzione industriale, ricorda l'analisi. Per limitare il riscaldamento a breve termine e migliorare la qualità dell'aria servirebbero riduzioni rapide e sostenute delle emissioni. Il metano si dissolve più velocemente dell'anidride carbonica (Co2), ma è un gas serra molto più potente, il che significa che ridurre le emissioni di metano darebbe un effetto più veloce nel limitare il riscaldamento globale.
Alcuni sforzi per limitare le emissioni potrebbero già dare frutti, spiega la Iea: il settore energetico rappresenta circa il 40% delle emissioni di metano prodotte dall'attività umana e nel 2021 ha visto aumentare la diffusione del gas di poco meno del 5%, senza riportarla ai livelli del 2019.