Secondo il rapporto dell'Istituto per la protezione ambientale, il cemento ricopre ormai più del 7% del territorio nazionale
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Accelera il consumo di suolo in Italia, al ritmo allarmante di 2,4 metri quadrati al secondo, arrivando in un anno a mangiarsi altri 77 km quadrati, pari a oltre il 10% di superficie in più rispetto al 2021. Questi i nuovi dati fotografati dal rapporto "Il consumo di suolo in Italia 2023" dell'Istituto superiore per la protezione ambientale (Ispra). Il cemento ricopre ormai oltre 21.500 chilometri quadrati del territorio nazionale, pari a circa il 7,25% di quest'ultimo.
Secondo il nuovo rapporto "a rendere il suolo cittadino ancora più caldo, soprattutto nei periodi estivi, contribuisce in gran parte anche il consumo di suolo. Le città diventano sempre piu' calde: nei principali centri urbani italiani, la temperatura cresce all'aumentare della densità delle coperture artificiali, raggiungendo nei giorni più caldi valori compresi tra 43 e 46 gradi centigradi nelle aree più sature e seguendo andamenti diversi a seconda delle caratteristiche del territorio circostante".
Il consumo della superficie, evidenzia il rapporto, "incide anche sull'esposizione della popolazione al rischio idrogeologico: sono oltre 900 gli ettari di territorio resi impermeabili in un solo anno nelle aree a pericolosità idraulica media". Considerando la quantità totale di superficie consumata nell'ultimo anno, più del 35% si trova in aree a rischio sismico medio o alto.
A livello regionale, la Lombardia, con 908 ettari in più, è la regione nella quale si registra l'incremento maggiore di consumo di suolo, seguita dal Veneto (739 in più), dalla Puglia (718 in più), dall'Emilia-Romagna (635 in più), e dal Piemonte (617 in più).
Monza e Brianza, con il 41% della superficie mangiata, si conferma la provincia con la percentuale di suolo artificiale più alta. Sopra il 30% troviamo anche le province di Napoli con il 35% e Milano con il 32%, e sopra al 20% ci sono Trieste con il 21%) e Varese con il 21%). Poco al di sotto, Padova con il 19%) e Treviso con il 17%.
Tra i comuni virtuosi, che risparmiano quindi suolo, tra quelli con più di cinquantamila abitanti troviamo Ercolano in Campania con 0,2 ettari consumati in più nel 2022, tra quelli medi troviamo Montale in Toscana con "zero" ettari in più, e tra quelli con meno di diecimila abitanti troviamo San Martino Siccomario in Lombardia con 0,2 ettari in meno. Tra le città metropolitane risparmiano suolo Genova, Reggio Calabria, e Firenze.
I costi dovuti alla perdita di superficie naturale rilevata tra il 2006 e il 2022, si legge nel rapporto, raggiungono "i nove miliardi di euro ogni anno".
La logistica e la grande distribuzione organizzata, spiega il report, "rientrano tra le principali cause di consumo di suolo in Italia, nell'anno appena trascorso toccano il massimo dal 2006, con un picco di crescita superiore ai 506 ettari concentrato nel Nord-Est del Paese, con oltre 1.670 ettari, seguito dal Nord-Ovest con 1.540 ettari e il Centro con 940 ettari".
Le grandi infrastrutture rappresentano l'8,4% del consumo totale, mentre gli edifici realizzati negli ultimi dodici mesi su suoli che nel 2021 erano agricoli o naturali sfiorano i 1.000 ettari, il 14% delle nuove superfici artificiali.