Le comunità energetiche sono insiemi di consumatori che si uniscono per produrre energia pulita destinata all’autoconsumo su scala locale. Impianti fotovoltaici, ma non solo. Le soluzioni possibili per produrre energia sono molteplici e possono coinvolgere privati cittadini, imprese ed enti locali
di Dario Donato© Unsplash
Si chiamano comunità energetiche e sono una strada a disposizione dei cittadini per diventare protagonisti della transizione sostenibile senza subire gli urti della recente impennata dei prezzi non solo del gas. In pratica possono essere definite come insiemi di consumatori che si uniscono per produrre energia da fonti rinnovabili destinata all’autoconsumo su scala locale. Impianti fotovoltaici, ma non solo. Le soluzioni possibili per produrre energia sono molteplici e possono coinvolgere privati cittadini, imprese ed enti locali.
I membri della comunità energetica alimentano le proprie utenze prendendo l’energia elettrica sia dalla rete pubblica, sia dall’impianto di produzione rinnovabile condiviso. L’energia prodotta viene istantaneamente consumata. Se ce n'è in surplus è possibile immagazzinarla oppure venderla.
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Appartenere ad una comunità energetica non significa disconnettersi dal sistema: si resta comunque collegati alla rete di distribuzione locale, per avere sempre energia, anche di notte o quando le condizioni meteo non permettono ai pannelli di generare tutta l’energia che può servire. Per accedervi il primo passo è quello di costituire l’unione legale tra i partner attraverso una forma giuridica no profit (es. associazione, cooperativa, partenariato, consorzio). Tramite il PNRR sono stati stanziati 2,2 miliardi a fondo perduto per finanziamenti al 100% per impianti fotovoltaici e configurazioni di autoconsumo collettivo e comunità energetiche.
Inoltre, l’energia condivisa tra i componenti delle comunità viene incentivata dal GSE - Gestore dei Servizi Energetici - società partecipata del Ministero dell'Economia e Finanze con una tariffa premio di 11 centesimi di Euro, per ciascun kWh condiviso, più un contributo unitario variabile. La durata degli incentivi è di 20 anni. L’energia prodotta in eccedenza può essere immagazzinata installando sistemi di accumulo, oppure rivenduta, sia al GSE a prezzo di mercato (Prezzo Zonale Orario oppure Prezzo Minimo Garantito) che sul mercato libero. Attraverso il simulatore www.autoconsumo.gse.it è possibile facilmente quantificare tutti i benefici (economici ed ecologici) dell’autoconsumo collettivo.
I benefici per l'ambiente e la sostenibilità, invece, non hanno bisogno di grandi simulazioni.