Con Sara Del Dot ci immergiamo nel dibattito sugli eco-attivisti, osteggiati da alcuni, supportati da altri. Ma chi ha ragione? Come sempre, abbiamo ascoltato direttamente la voce dei protagonisti
© Getty
Si chiamano Ultima Generazione, ed è ciò che si sentono: l’ultima generazione in grado di fare qualcosa per salvare il Pianeta.
Giovani, e non solo, che vogliono lanciare il loro messaggio il più lontano possibile. Per farlo, compiono azioni non violente impossibili da ignorare. La richiesta alle istituzioni è fermare gli investimenti nelle fonti fossili e istituire un Fondo Riparazione per rimediare ai danni delle catastrofi ambientali.
Così il grande raccordo anulare resta bloccato per ore, l’acqua della Barcaccia diventa nera, dipinti iconici vengono colpiti da vernice gialla, lavabile, così come tanti altri monumenti. Quando è stato il turno di Love, il dito medio di Maurizio Cattelan, l’artista ha commentato «ho sempre amato il giallo». Anche Gucci ha scelto di non ripulire il suo albero di Natale e tenere la pittura come spunto di riflessione.
© Getty
Ma non tutti capiscono le loro ragioni. Spintoni, rimozioni a forza, insulti violenti sono all’ordine del giorno. E oltre all’avvio di procedimenti giudiziari (spesso conclusi con assoluzioni o attenuanti) è da poco realtà anche il ddl eco-proteste che prevede multe salate e in alcuni casi reclusione per chi danneggia il patrimonio artistico.
Ogni attivista di Ultima Generazione ha davvero molto da perdere, in questa lotta per la causa ambientale. Ma è davvero l’unico modo? Come sempre, abbiamo ascoltato direttamente la voce dei protagonisti di questo dibattito: Delfina Cupini, psicologa e attivista di Ultima Generazione e Gianfranco Pellegrino, docente di filosofia politica alla Luiss di Roma.
© Getty
Delfina Cupini: «Queste azioni si rendono necessarie perché quello che abbiamo fatto fino ad adesso non ha funzionato e perché permettono di polarizzare l’opinione pubblica, far parlare persone che magari su questo argomento prima non avevano un pensiero».
Gianfranco Pellegrino: «Io sono d’accordo con le rivendicazioni di Ultima generazione. Il mio dubbio è sulle modalità di azione. Le azioni di Ultima generazione hanno un valore simbolico ma temo che non abbiano un valore di convincimento di tutte le persone che noi dovremmo convincere».
Delfina Cupini: «Decidere di infrangere la legge, decidere di esporsi così tanto comporta chiaramente una riflessione sul fatto di perdere la nostra libertà. C’è chi dirà “sono persone terribili, vanno punite”, chi invece ci difenderà, chi dice “il metodo non va bene, ma il discorso in sé è importante, bisogna trattarlo”, è questo che è importante».
© Getty
Gianfranco Pellegrino: «Ciò che rende le azioni di Ultima Generazioni interessanti, suggestive è ciò che allontana la gente comune. Quindi è un’arma a doppio taglio. Le azioni che possono creare convincimento sono più noiose, banali, lavorano sul cambiare certe leggi, convincere le persone a cambiare stili di vita».
Delfina Cupini: «Non abbiamo tanto tempo per cercare di prevenire al massimo le conseguenze disastrose di una crisi che non è solo ambientale ma proprio sociale. Azioni del genere permettono di accorciare i tempi, quindi più le persone sono informate più sono in grado di aumentare il loro potere sul tema. Non vuol dire che sia l’unica strada perché ognuno di noi può attivarsi ma è importante farlo».
Gianfranco Pellegrino: «Da un lato la repressione penale è eccessiva, dall’altro lato però loro non hanno semplicemente protestato ma hanno infranto una legge mutuando le forme tipiche della disobbedienza civile, ma in un caso in cui quelle forme non sono adeguate. Loro non vogliono criticare una legge che c’è già, ma chiedono alle istituzioni nuove leggi. Mi aspetterei che gli attivisti cercassero di influenzare le elezioni e le elezioni in democrazia si influenzano o candidandosi o cercando di trovare candidati che sostengano quei temi».