Il settore dei viaggi resta a terra e il PIL tira il freno a mano: un punto sulle ripercussioni della guerra in Ucraina sul nostro Paese
di Dario Donato© Getty
Le conseguenze del conflitto in Ucraina e le spinte inflattive sulle materie prime arrivano sulla tavola degli italiani e sulle prospettive di crescita del nostro Paese. I due elementi spingono del 51% l’aumento dei costi correnti per la produzione della frutta italiana, che sale al 67% per l’ortofloricoltura con un impatto traumatico per le aziende agricole. Le stime sono di Coldiretti, che tratteggia uno scenario preoccupante per un settore che garantisce all’Italia 440 mila posti di lavoro, il 40% del totale in agricoltura, con un fatturato di 15 miliardi di euro all’anno pari al 25% della produzione agricola totale.
Palazzo Chigi ha preso atto degli effetti economici della guerra in Ucraina e nel documento di economia e finanza varato da pochi giorni ha previsto una crescita del prodotto interno lordo 2022 al 3,1% contro le precedenti stime al 4,7%. Dopo aver speso 5 miliardi circa nel Decreto Bollette per attutire l’impatto dei rincari energetici, ne conserva altrettanti per aiutare famiglie e imprese.
Altri numeri in chiaroscuro li ha messo nero su bianco Confindustria che attraverso il suo centro studi ha stimato una crescita del PIL 2022 dimezzata addirittura al +1,9%, con un’ampia revisione al ribasso rispetto alle stime dello scorso ottobre. Petrolio, gas, carbone: i prezzi sono schizzati verso l’alto e questo secondo l’associazione con sede a Roma porterà a una crescita della bolletta energetica italiana di 5 miliardi e 700 milioni su base mensile, ovvero in un maggior onere di 68 miliardi circa su base annua. Uno scontrino troppo salato su molte imprese che verrebbero così spazzate fuori dal mercato.
Ma la guerra e l’inflazione già scontano i loro effetti sul turismo pasquale. Roma, Firenze, Venezia, Milano: secondo uno studio di Confcommercio solo 8 milioni di italiani si dicono intenzionati a partire e la metà ha già confermato la vacanza. Un sottomultiplo rispetto agli oltre 21 milioni di viaggiatori della Pasqua 2019 che registrò un giro d’affari di circa 8,2 miliardi di euro.
Insomma, milioni d'italiani preferiscono rimanere in casa ma quest’anno la pandemia sembra proprio non c’entrare nulla.