Un sistema che si candida a fornire energia alle piccole isole italiane non autosufficienti
di Ronny MengoQuante sono le onde del mare è la domanda esistenziale e filosofica. Non avrà mai una risposta evidente, ma può ispirare progetti nobili e intelligenti come quello studiato e realizzato da ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile e il Politecnico di Torino.
Si tratta di un convertitore di onde marine in energia elettrica pensato specificamente per il Mar Mediterraneo, caratterizzato da onde basse e frequenti. Molto interessante considerando le isole italiane di piccole dimensioni energicamente non autosufficienti. Un prototipo in scala 1:25, testato nella Vasca Navale dell’università Federico II di Napoli. ENEA e il Politecnico di Torino stanno ora lavorando al dispositivo vero e proprio, lungo 15 metri, largo 23 metri e alto 7.5 metri, per un peso di oltre 1.000 tonnellate.
“PEWEC 2.0”, questo il nome del nuovo convertitore. Migliorato tecnologicamente rispetto alla versione precedente, avrà una potenza di 525 kW e sfrutterà l’adozione di materiali a basso costo e pannelli fotovoltaici. Ciò garantirà un abbattimento del costo dell’energia, rendendo il dispositivo competitivo rispetto alle altre tecnologie rinnovabili più mature. Una sorta di scafo a forma semicircolare da posizionare in mare aperto in grado di produrre energia elettrica sfruttando l’oscillazione del dispositivo per effetto delle onde. Molto interessante pensando alle oltre 50 isole minori lungo le coste italiane con una popolazione media di circa 2.500 abitanti, un consumo medio pro capite di 6 kW/g e un costo dell’energia molto elevato, ma soprattutto un’energia ricavata ad oggi da combustibili fossili e inquinanti centrali a gasolio.