WORLD WILDLIFE DAY

Flora e fauna selvatiche: a causa di tradizioni e superstizioni, a rischio molte specie in tutto il mondo

Tigri, falchi, serpenti, squali, pangolini, civette & co: gli animali-simbolo del fenomeno globale

03 Mar 2024 - 12:26
 © Wwf

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Paese che vai, tradizione che trovi. Portafortuna, antimalocchio, poteri magici, farmacologici, afrodisiaci: molte sono le credenze popolari, antiche e moderne sui presunti benefici portati da prodotti animali o parti di essi e diffuse in tutto il mondo, Italia compresa. Ma gli effetti che queste comportano su molte specie selvatiche sono purtroppo pesanti portando queste spesso sull’orlo dell’estinzione. 

L’allarme è stato lanciato da WWF e CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) in vista del World Wildlife Day, promosso a livello internazionale dalle Nazioni Unite per celebrare fauna e flora selvatiche del pianeta e far conoscere il loro ruolo fondamentale per la nostra sopravvivenza. Per questa occasione, in virtù della recente collaborazione avviata tra le due associazioni, oggi è stato anticipato un report dal titolo “La sfortuna è farli estinguere” realizzato per la GAS – Giornata Anti Superstizione, che ricorrerà venerdì 17 maggio.

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Nel report, che riprende il dossier dallo stesso titolo che sarà pubblicato su Query, la rivista trimestrale del CICAP in uscita ad aprile, si descrivono le minacce legate a tradizioni e superstizioni molte delle quali antichissime, comparendo talvolta anche nei bestiari medioevali o nei trattati di filosofia naturale rinascimentali, ed è presentata la Mappa globale di questo fenomeno. La perdita di specie animali si traduce in un danno non solo per la biodiversità ma anche per la specie umana dato che molte di esse svolgono un ruolo fondamentale sugli equilibri degli habitat in cui vivono, sulla regolazione del clima, sulla produzione di cibo.  

LA MAPPA DELLE SPECIE A RISCHIO

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Tra gli utilizzi di specie legate a superstizioni e tradizioni antiche e moderne, al primo posto c’è la medicina tradizionale orientale, soprattutto Cina ma anche Vietnam, Giappone, Thailandia, che si rifornisce tuttora di animali o loro parti come la bile degli orsi della luna, le ossa, pelli e altre parti della tigre, il corno di rinoceronte (soprattutto in Vietnam), la pelle dell’asino selvatico africano, il cavalluccio marino essiccato e/o ridotto in polvere. La tigre, nonostante alcuni recenti segnali di ripresa, come in Bhutan e Russia, è ancora a rischio di estinzione e considerata minacciata dalla Lista Rossa IUCN. Dell’asino selvatico africano si stima un numero di individui potenzialmente in grado di riprodursi compreso tra 20 e 200 ed è considerato in pericolo critico di estinzione. Un recente report ha registrato dal 2023 una ripresa del bracconaggio di rinoceronti neri in alcune aree del SudAfrica, con circa 500 animali uccisi, dopo un calo durato alcuni decenni. La specie è rimasta nel continente africano con poco più di 5.000 esemplari, e quindi considerata in pericolo critico di estinzione.

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La medicina tradizionale cinese impiega nella propria farmacopea circa 12.000 sostanze diverse. Tra queste, l'85% è di origine vegetale, il 2% di origine minerale, mentre i rimedi ricavati dagli animali sono circa il 13%. Sebbene ci siano stati negli ultimi anni diversi sforzi da parte dell’autorità di Pechino per fermare il traffico delle specie più a rischio (rimuovendo dagli elenchi delle specie commercializzabili quelle più minacciate, o sostituendo alcuni animali selvatici con altri di allevamento), questa pratica costituisce ancora un fattore chiave nell’estinzione di molte specie. Poteri ‘farmacologici’ vengono attribuiti ad animali anche in alcune regioni italiane: ad esempio, il vino misto al sangue di anguilla è considerato un rimedio contro l’ubriachezza e l’alcolismo. La specie è minacciata da pesca eccessiva, inquinamento, cambiamenti climatici ed è considerata in pericolo critico di estinzione.

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Presunti poteri afrodisiaci vengono assurdamente attribuiti alla carne di balena in Giappone, all’oloturia o cetriolo di mare, all’estratto delle ghiandole del mosco o cervo muschiato (le cui popolazioni continuano a diminuire rendendo la specie vulnerabile per l’IUCN), allo stesso cavalluccio marino o alla polvere di corna di cervo, ai nidi del rondone asiatico salangana fino ai veri e propri ‘filtri d’amore’ come quelli prodotti con i genitali della iena. In medicina ayurvedica si utilizzano i genitali del varano, spacciati per una pianta medicinale, l’hatha jodi. Sul fronte del significato simbolico la lista è particolarmente fantasiosa anche in Italia: emblematico è il caso del falco pecchiaiolo, decimato per decenni sullo Stretto di Messina per ‘mettere gli uomini al riparo’ dalle infedeltà coniugali, e ancora oggi minacciato, soprattutto in fase di migrazione.

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