Senza provvedimenti adeguati, la crisi climatica metterà sempre più in difficoltà le stazioni sciistiche
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Adieu alla neve, adieu allo sci. Il riscaldamento globale sta cambiando il volto delle montagne, questo ormai lo sappiamo. E uno dei settori che dovrà fare i conti con questi effetti è proprio quello degli impianti sciistici.
Di recente è successo in Francia, dove il consiglio della comunità locale ha annunciato la chiusura definitiva della stazione sciistica dell'Alpe du Grand Serre, nella regione dell'Isère, nel sud-est del Paese.
La chiusura segna una svolta. Arriva infatti con il fallimento del progetto “Alpe de Grande Serre 2050”, che puntava ad una destinazione aperta al turismo tutto l’anno (e per il quale l'amministrazione ha speso 3 milioni di euro). Eppure, il comune ha dovuto scontrarsi con la realtà: in mancanza di fondi e di neve, il modello economico basato solo sullo sci non potrà più essere valido ovunque.
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La chiusura degli impianti è stata annunciata anche nella località di Grand Puy, sulle Alpi dell’Alta Provenza, e lo stesso destino è toccato l’anno scorso a La Sambuy, nell'Alta Savoia francese.
La neve artificiale è infatti costosa e soprattutto non sostenibile a livello ambientale, e lì dove la crisi climatica fa scarseggiare la neve naturale, la chiusura è inevitabile. Specie se nel frattempo non sono stati fatti investimenti adeguati.
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La soluzione è ripensare il turismo montano e riadattarlo alle nuove esigenze ambientali, senza incappare in scelte insensate e anacronistiche che inevitabilmente mettono a repentaglio il lavoro di centinaia di persone.
Il mondo non sarà più quello a cui siamo abituati e solo ammettendo il cambiamento possiamo cercare di adattarci a esso. E nel frattempo, si spera, possiamo cercare delle soluzioni.