UNA DIRETTIVA EUROPEA

Il diritto alla riparazione

Il 30 luglio l’Europarlamento ha approvato una nuova direttiva per il diritto alla riparazione. L’obiettivo? Allungare la vita dei dispositivi elettrici ed elettronici per ridurre le spese dei consumatori e l’impatto sull’ambiente

di Sara Del Dot
05 Set 2024 - 15:30
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Meno rifiuti elettronici, tra i più difficili da smaltire, e una vita più lunga per dispositivi costosi, ritardando il bisogno di sostituirli e quindi riducendo la spesa per l'ambiente e per noi.
Sono alcuni degli obiettivi della nuova direttiva europea per il diritto alla riparazione, approvata ad aprile dall'Europarlamento ed entrata in vigore il 30 luglio.
Sancito l'obbligo per produttori e venditori di riparare un bene danneggiato invece di sostituirlo con uno nuovo e l'impegno dei consumatori ad allungare il più possibile la vita dei loro oggetti.

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Come ci spiega uno dei fondatori del movimento Right to Repair Europe, Ugo Vallauri: “Viviamo in una società in cui la potenza del marketing e della pubblicità ha fatto sì che ci siamo quasi dimenticati che i prodotti siano fatti per durare. La direttiva sul diritto alla riparazione è un passo importante per far sì che i consumatori possano davvero allungare la vita dei prodotti e ricorrere alla riparazione invece che sostituire e quindi ridurre la montagna di rifiuti elettronici che stiamo continuando ad accrescere globalmente nonché in Italia. Sicuramente un altro passo positivo è che la direttiva dà degli incentivi alle persone che scelgono di far riparare un prodotto in garanzia invece che sostituirlo, cosa che i siti di e-commerce tentando spesso di fare”.

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Secondo i dati della Commissione europea ogni anno si spendono circa 12 miliardi di euro proprio per l'acquisto di nuovi dispositivi. Senza contare l'impatto ambientale: lo smaltimento di questi beni prima del tempo produce 261 milioni di tonnellate di emissioni equivalenti di CO2, consuma 30 milioni di tonnellate di risorse e genera 35 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno.
Continua Ugo Vallauri di Right to Repair Europe: “C’è tantissimo da fare, i consumatori sono stanchi di prodotti usa e getta e abbiamo bisogno di un’economia che sia sostenibile, che tenga in considerazione una riduzione dei rifiuti elettronici e delle risorse che vengono utilizzate, dal litio agli altri materiali”.

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Le nuove disposizioni, che dovranno essere recepite dagli Stati membri entro due anni segnalano che il fabbricante deve riparare il prodotto con un costo e in un tempo ragionevoli anche oltre il periodo di garanzia che verrà esteso di un anno. Il consumatore deve poter accedere a pezzi di ricambio, anche di seconda mano, utensili e informazioni sulla riparazione, che dovranno essere facilmente reperibili anche online.
Nell'attesa della riparazione, si potrà poi prendere in prestito un dispositivo od optare per un ricondizionato.


Secondo le realtà che da anni spingono per un diritto alla riparazione diffuso e accessibile a tutti, nella direttiva sono assenti alcuni prodotti piccoli ma molto comuni, come tostapane, stampanti, macchine del caffè, cuffie. “Non avremo un vero diritto alla riparazione finché questi principi non saranno estesi a una categoria molto più ampia di prodotti” dice Vallauri

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Un ruolo fondamentale sarà quello del mercato delle riparazioni, che potranno essere effettuate anche da realtà indipendenti e piccoli artigiani, generando valore sociale, competenza e circolarità. 
Serve che l’italia adotti la direttiva in modo ambizioso, spingendo incentivi fiscali per la riparazione che aiutino anche a far crescere questo settore di artigiani, piccoli riparatori in tutte le nostre città che possono davvero dare un contributo con professionalità utili e più che verdi. E soprattutto continuare a battersi perché i prodotti futuri siano concepiti dalle case produttrici come più durevoli, riparabili e sostenibili. La cosa assolutamente da fare nel momento in cui si ha una difficoltà e non è chiaro a chi rivolgersi a livello professionale è provare la strada della riparazione comunitaria. I restart party sono un ottimo modo non solo per sconfiggere l’obsolescenza dei prodotti ma anche per imparare a capire meglio quali sono le difficoltà della progettazione dei prodotti che ne limitano oggi la riparabilità. I dati di cui siamo a disposizione ci dicono che oltre il 55% dei prodotti che vengono portati a questi eventi vengono riparati. Quindi ci sono molte chance di riparare questi prodotti e imparare nuove cose su prodotti che avevate già” conclude Ugo Vallauri

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