L’estate 2023, la più calda di sempre, sarebbe costata all’Italia lo 0,5% del Prodotto interno lordo, quantificabile in circa dieci miliardi di euro
di Dario Donato© Getty
Ondate di calore, anticiclone africano, zero termico un migliaio di metri sopra le più alte vette alpine, e figurarsi le conseguenze per i ghiacciai. Un insieme di notizie che hanno caratterizzato l'estate dei record: da gennaio a luglio, dati Cnr, il 2023 è stato il terzo anno più caldo dal 1800, 0,67 gradi in più delle medie 1991-2020. E luglio – il più caldo in assoluto a livello globale secondo Copernicus – è risultato il terzo più caldo in Italia (con ben 1.96° in più delle medie 1991-2020).
Tutto questo si porta dietro anche impatti economici significativi stimati da un ultimo studio di Allianz Trade. Secondo gli indicatori le ondate di caldo che hanno investito tra il 1 maggio e il 4 agosto 2023 gli Stati Uniti, il sud Europa e la Cina potrebbero costare in media 0,6 punti di Pil nel 2023.
Questa rovente estate sarebbe costata all’Italia lo 0,5% del Prodotto interno lordo, quantificabile in circa dieci miliardi di euro.
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Il saldo negativo considera il costo delle catastrofi naturali - restano impresse le immagini dell'alluvione in Emilia-Romagna di inizio maggio - ma include l'incidenza della minore produttività del lavoro, in specifici settori che contemplano quello manuale, oltre una certa temperatura, indicata in 32 gradi. Al di sopra di quella soglia la produttività cala del 40%, come una mezza giornata di sciopero, per poi collassare di 2/3 oltre i 38 gradi. Un fattore che colpisce maggiormente economie poco sviluppate o geograficamente più esposte. E così, prosegue lo studio, se l'Italia in 3 mesi ha perso 10 miliardi di PIL, la Cina potrebbe vedere il suo tagliato di 1,3 punti, la Spagna di 1 punto, la Grecia di 0,9 punti, gli Stati Uniti di 0,3 punti e la Francia di 0,1 punti.
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La buona notizia, conclude la ricerca, è che è possibile prepararsi alle ondate di caldo, sia fisicamente che economicamente essendo prevedibili, a differenza di altri eventi naturali.
A breve termine è possibile adottare misure di allerta e prevenzione che devono però essere integrate da altre forme di adattamento strutturale a lungo termine volte a preparare meglio le città (ad esempio attraverso l'inverdimento urbano) e trovare modi per adattare in modo produttivo i luoghi di lavoro all'aumento del carico termico (ovvero, adattamento degli edifici, delle infrastrutture e degli orari di lavoro).