Il progetto che valuta lo stato di salute delle mangrovie nell’area protetta di Al-Zorah
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L’Università di Milano-Bicocca, l’University of Dubai e la biodiversità
di Redazione E-Planet© Tgcom
Le foreste di mangrovie rappresentano uno degli ecosistemi più importanti sulla Terra: sono dei veri e propri hotspot di biodiversità e svolgono un ruolo fondamentale di protezione delle coste dai fenomeni estremi con tempeste, tsunami e inondazioni. Tuttavia, la loro sopravvivenza è minacciata dalle attività umane come l’agricoltura, la pesca e l’approvvigionamento di legname, che si sommano agli effetti drammatici dei mutamenti climatici.
Milano, Dubai e le loro rispettive università sono unite dalla biodiversità con un progetto che valuta lo stato delle mangrovie nell’area protetta di Al-Zorah. Se infatti il cliché legato agli Emirati Arabi Uniti parla di grattacieli, lusso e riserve di petrolio e di gas, sono molto meno noti i mangrovieti di queste zone. Delle “foreste” che si trovano al confine tra mare e deserto e sono fondamentali nel mitigare i problemi legati ai cambiamenti climatici e per la ricchezza di biodiversità.
“L’Università degli Studi di Milano-Bicocca insieme all’University of Dubai ha iniziato un progetto di ricerca finalizzato a capire lo stato di salute di questi fragili luoghi” spiega Paolo Galli, Professore Ordinario di Ecologia dell’Università Milano Bicocca.
Luoghi che soffrono per la siccità, la salinità dell’acqua e per le attività umane che causano un deflusso di pesticidi e d'inquinanti organici. Da qui lo studio delle due università per evidenziare le possibili fonti che causano il declino delle mangrovie e suggerire azioni da intraprendere per mitigare il problema.
“Lo scorso settembre un gruppo di ricercatori ha iniziato a svolgere delle attività di ricerca: abbiamo raccolto campioni per valutare la presenza di microplastiche e pesticidi, abbiamo valutato la qualità dell’acqua e abbiamo cercato di quantificare la biodiversità. Una volta che avremo finito di analizzare tutti i dati li metteremo a disposizione degli Emirati Arabi Uniti in modo tale che possano prendere le decisioni migliori per continuare a preservare questi luoghi fondamentali per la biodiversità” continua il Professore Paolo Galli.
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Dopo le ricerche in laboratorio lo studio tornerà ad analizzare lo stato fisiologico dei mangrovieti di Dubai a partire dalla prossima primavera, misurando il potenziale idrico delle foglie prima dell’alba e a mezzogiorno, il tasso netto di assimilazione di CO2 e la fluorescenza della clorofilla su piante sane e non. Un progetto messo in campo grazie anche al telerilevamento, alle immagini dei sensori, droni e GPS che aiuterà lo sviluppo sostenibile e fornirà anche una base per future azioni di conservazione e monitoraggio.