Montagne sempre meno bianche, il cambiamento climatico snatura il nostro ambiente: ma per fortuna esistono soluzioni sostenibili per salvare le attività invernali
di Ronny Mengo© Unsplash
I livelli delle precipitazioni al minimo storico in tutta Italia si traducono in montagne sempre meno bianche. Il cambiamento climatico snatura il nostro ambiente tra le varie drammatiche conseguenze c’è anche quella relativa alle attività invernali, con ricadute relative su impiantisti, hotel e commercio.
All’assenza di neve naturale si sommano ora i costi dell’elettricità e la scarsità di acqua, una combinazione che rende quasi proibitivo l’innevamento artificiale, pensando anche all’inversione termica che riporta temperature più basse in pianura rispetto a quelle ad alta quota. Ben vengano allora progetti nuovi, come quella che in realtà a Livigno è diventata negli ultimi anni una consuetudine: conservare la neve dell’anno precedente per poter aprire la stagione prima, con un occhio all’economia circolare. Ecco allora che da fine ottobre atleti e appassionati, società sportive e team nazionali, possono rimettere gli sci di fondo sull’anello tecnico autunnale, dopo la tradizionale gara di fondo e biathlon disputata ad agosto nel centro del paese.
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Merito del progetto “Snowfarm”: stoccare una grande quantità di neve, circa 80mila metri cubi, tra naturale e artificiale, ricoprendola con dei teli geotermici che mantengono la temperatura, in modo da limitare la perdita intorno al 20% della massa totale. Una tecnica in atto a Livigno dal 2016, che prevede una prima raccolta nei mesi di marzo e aprile.
La neve stoccata sotto una copertura a doppio strato verrà poi riutilizzata in autunno, potendo così anticipare i tempi di apertura di alcuni impianti e soprattutto risparmiare energia e acqua per l’innevamento programmato della stagione successiva.