All'interno di un'Europa da mesi alle prese con una drammatica crisi energetica si può dire che il gas (e relative bollette) non siano uguale per tutti
di Dario Donato© Pexels
Un anno fa, di questi tempi, un megawattora si pagava in media 50 euro, in queste settimane si è arrivati nelle fasi più calde anche a 20 volte tanto. Prezzi a monte che poi si scaricano come pietre sul prezzo in bolletta al consumatore, ma in modo diverso a seconda delle strategie energetiche e di tamponamento messe in atto dai diversi governi. Come illustrato recentemente dal Financial Times chi paga di più in Europa è la Gran Bretagna che produce elettricità partendo da un 40% di gas che la rende vulnerabile alle oscillazioni di prezzo e ad agosto ha portato oltre i 60 centesimi di euro al kilowattora il prezzo elettrico.
Stessa esposizione dell'Italia che soprattutto grazie al metano e al petrolio ha per decenni compensato l'assenza di energia nucleare e una ridotta esposizione al carbone, molto inquinante. A casa nostra la quota di rinnovabili, seppur maggiore di quella francese, resta più bassa rispetto a Spagna e Germania. Il nostro Paese, in definitiva, è quello legato a fonti fossili più degli altri e questo ha costretto il governo da gennaio in poi a stanziare oltre 60 miliardi per tamponare il caro energia. Ad agosto il prezzo del kilowattora si è fissato intorno ai 50 centesimi con un incremento di oltre il 100% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Non se la passa molto meglio Berlino, che storicamente produce elettricità partendo da un 50% almeno tra gas e petrolio russi. Questa dipendenza da Mosca ha costretto il governo a dimezzare la tassazione sull'energia e stanziare oltre 30miliardi per lanciare un salvagente a famiglie e imprese. La Francia paga un 50% circa meno degli altri in bolletta, ad agosto meno di 30 centesimi al kilowattora, grazie a una strategia nucleare che vede sul territorio una cinquantina di centrali, anche se a oggi solo la metà risulta in funzione. Ma a questo si aggiunge un tetto interno al prezzo di vendita dell'elettricità imposto dal governo che copre a sue spese gli extra costi.
La Spagna è il paese più esposto di tutti al petrolio che ha un peso determinante nel suo mix energetico, ma è scarsamente dipendente dal gas estero perché non ha infrastrutture interconnesse se non con la Francia. Per questa che è stata chiamata “eccezione iberica” la commissione europea ha concesso che Madrid ma anche Lisbona potessero introdurre già da maggio una limitazione ai prezzi del gas e quindi un abbassamento dei costi per i consumatori finali. Al governo spagnolo l’operazione dovrebbe costare meno di dieci miliardi di euro, grazie a un’esposizione relativa al metano. Se la stessa operazione fosse introdotta in Italia l’impatto per le casse dello stato sarebbe certamente diverso.