Nel Paese dove la cucina è luogo sacro, il vertiginoso rincaro delle bollette spinge a cambiare anche la spesa e il modo di preparare i pasti
di Dario Donato© Unsplash
L'inflazione all'8,9% a settembre non è solo energetica, seppur questa sia la componente più pesante e visibile, ma una parte si è ampiamente trasferita ai prezzi dei beni alimentari e sta già cambiando le abitudini degli italiani di fronte allo scaffale del supermercato e non solo. Lo evidenzia il rapporto “Fragilitalia” elaborato da Legacoop e Ipsos. Nel carrello della spesa i salumi e la carne guidano la classifica dei tagli, con una propensione di rinuncia/riduzione del 67%, seguiti dal pesce (64%), dai formaggi (62%), dai surgelati (58%). Per quanto riguarda gli acquisti, il 58% degli intervistati dichiara di avere tagliato molti prodotti superflui, il 55% di comprare soprattutto articoli in promozione, il 53% di limitare gli sprechi di cibo e il 42% di fare incetta di prodotti in promozione.
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Nel Paese dove la cucina è luogo sacro, il vertiginoso rincaro delle bollette spinge a cambiare anche il modo di preparare i pasti. Il 47% ha già ridotto l’utilizzo del forno (54% nel ceto popolare), il 31% ha invece aumentato il consumo di alimenti che richiedono cotture veloci (36% nel ceto popolare), il 29% di aver intensificato l’acquisto di alimenti che non richiedono cottura, il 24% di cucinare grandi quantitativi di cibo che vengono, poi, surgelati in porzioni. Come evidenziato dalle percentuali, e normale legge economica, la crisi sta investendo maggiormente i ceti popolari. Gli italiani, tuttavia, tirano la cinghia un po' dappertutto e la tendenza attuale pare destinata a peggiorare. Le voci che occupano le prime quattro posizioni nella classifica delle riduzioni di spesa previste nell’immediato futuro vedono all'87% i consumi di energia elettrica e di gas, 84% per le cene fuori, 83% per i viaggi, 82% per lo shopping e i divertimenti e sono seguite dal ridimensionamento cui verranno sottoposti i prodotti di elettronica (78%), gli articoli di bellezza, le scarpe e la cultura (tutti e tre al 76%), la benzina e il gasolio (75 per cento). Si cucina meno, consuma meno, viaggia meno. Nella speranza che questo calo della domanda, unito a politiche economiche efficaci, contribuisca presto ad abbassare i prezzi.