Il 2023 nel nostro Paese è iniziato nel segno della siccità, con un grave deficit idrico soprattutto al Nord, dove nei primi due mesi dell’anno sono mancate circa il 40% delle piogge normalmente attese
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Il 2023 è ad oggi l’anno più caldo di sempre per l’Italia, con temperature più alte di 0,76°C rispetto alla media, mentre si raddoppia passando a un +1,44°C se ci si focalizza sul Nord Italia. Il tutto dopo un 2022 in cui è caduto il 30% di pioggia in meno. L’agricoltura soffre, i terreni sono aridi, le scorte idriche diminuiscono. Così come l’apporto legato alla neve, sempre meno pervenuta sulle nostre montagne.
La Pianura Padana, come sottolinea Coldiretti, è in ginocchio per una carenza che non si limita all’Italia, ma riguarda tutta Europa, considerando che il 59% dell’acqua dolce nel continente viene utilizzata per l’agricoltura, con un occhio sugli allevamenti intensivi. E l’Italia è il secondo Paese europeo per ricorso all’irrigazione per le proprie coltivazioni, come evidenzia Greenpeace. Un problema che si annoda su sé stesso, giacché i terreni richiedono maggiori quantità di acqua proprio perché con temperature elevate evapora molto più velocemente.
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Come spiega Andrea Giuliacci, meteorologo Meteo.it: “Il 2023 è iniziato ancora nel segno della siccità. A livello nazionale è mancata circa la metà della pioggia normalmente attesa. Grave il deficit idrico al Nord, in particolare al Nord-Ovest, dove sono mancate l’86% delle piogge che cadono normalmente in questo mese. Questo significa che da inizio anno la siccità è rimasta grave soprattutto al Nord. In particolare, al Nord-Ovest nei primi due mesi dell’anno sono mancate circa il 40% delle piogge normalmente attese”.
Sono tre milioni e mezzi gli italiani che rischiano di non poter più dare per scontata l’acqua in casa, con il 15% della popolazione che vive ormai in zone a rischio siccità estrema. E se il Po ha una portata quattro volte più bassa della norma, soffrono anche il Tevere, l’Adige, lo Stura, il Garigliano. E le proiezioni climatiche indicano un’intensificazione degli episodi siccitosi nei prossimi decenni, in particolare nelle zone alpine.
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La mancanza d’acqua è diventata ormai un fenomeno strutturale e non più solo un’emergenza. L’obbligo ora è quello di intervenire ottimizzando le risorse idriche e accelerando la lotta ai cambiamenti climatici.