Nel 2019, ultimo anno prepandemico, l’1 per cento più ricco della popolazione mondiale è stato responsabile di una quota di emissioni di CO2 pari a quella prodotta da 5 miliardi di persone, due terzi dell’umanità. È un gap mai raggiunto prima
di Dario Donato© Unsplash
Nel mondo esiste una disuguaglianza economica, evidenza con millenni di storia, ma anche una più recente disuguaglianza climatica che è fenomeno fotografato dall'ultimo rapporto Oxfam. Da una parte c'è chi inquina, dall'altra chi più di altri subisce il carico di CO2 generato da terzi.
Il documento redatto in collaborazione con lo Stockholm environment institute (Sei) non ha bisogno di grandi interpretazioni nella sua brutalità numerica: nel 2019, ultimo anno prepandemico, l’1 per cento più ricco, in termini di reddito, della popolazione mondiale è stato responsabile di una quota di emissioni di CO2 pari a quella prodotta da 5 miliardi di persone, ossia il 66 per cento della popolazione globale, due terzi dell’umanità. È un gap mai raggiunto prima.
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Questo 1 per cento più ricco del pianeta, composto da 77 milioni di persone, è stato responsabile del 16 per cento delle emissioni globali derivanti dai consumi. Questa quota, indicano gli studiosi, supera addirittura le emissioni prodotte da tutte le automobili in circolazione e dagli altri mezzi di trasporto su strada. Per dare ancora un’idea: le emissioni di questa facoltosa minoranza rendono vano il risparmio annuale di emissioni derivante dal funzionamento di circa un milione di turbine eoliche. In Italia, nello stesso anno, il 10 per cento più ricco della popolazione emetteva il 36 per cento in più rispetto al 50 per cento più povero.
Per cristallizzare la fotografia delle profonde differenze l’1 per cento più ricco del mondo inquina in media in 1 anno quanto inquinerebbe in quasi 1.500 anni una persona appartenente al restante 99 per cento degli abitanti terrestri. La minoranza sarebbe addirittura responsabile secondo OXFAM di future 1,3 milioni di vittime a causa degli effetti del riscaldamento globale, la maggior parte entro il 2030. Vittime che si potrebbero evitare con un radicale e immediato cambio di rotta.
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La strada immaginata è quella di una redistribuzione delle risorse. Dai ricchi ai poveri, come se intervenisse un Robin Hood climatico. Un’imposta patrimoniale del 2% sui milionari del mondo, del 3% su quelli con una ricchezza superiore a 50 milioni di dollari e il 5% a chi appartiene ai miliardari del mondo genererebbe 1,7 trilioni di dollari da destinare ai paesi più poveri per aiutarli nella transizione ecologica. Una proposta, a oggi, difficilmente sostenibile. Un po' come le enormi disuguaglianze esistenti.