Un bosco in grado, con la sua sola presenza, di "produrre" più di diecimila pesci ogni anno nelle acque sottostanti
di Redazione E-Planet© Ansa
Accade a Lio Piccolo, località della laguna veneziana vicina all'aeroporto del capoluogo veneto, dove sono cominciati i lavori di messa a dimora di 12.000 alberi lungo gli argini di valli da pesca abbandonate, antiche vasche di popolamento e riproduzione di pesce che sfruttano esclusivamente fenomeni naturali, con lo scopo di restituire funzionalità e biodiversità all'area di 15 ettari in disuso da decenni. L'iniziativa è messa in campo da Etifor, spin-off dell'Università di Padova.
Le valli da pesca rappresentano una preziosa testimonianza di un approccio produttivo nato in epoca romana con l'allevamento di ostriche e sviluppatosi poi a partire dal XVII secolo, fino a raggiungere la sua massima diffusione agli inizi del '900. In questi ambienti è stato applicato, ante litteram, il criterio della produzione sostenibile di proteine alimentari a uso umano.
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Nello specifico, la particolare conformazione delle valli di Lio Piccolo ha consentito per secoli a diverse specie ittiche di trovare riparo e riprodursi abbondantemente in queste "sacche" lagunari protette da alberi disposti sugli argini che intervallano le zone umide.
Vere e proprie vasche d'allevamento naturali collegate da canali che non necessitavano di impiegare mangimi o di stimolare artificialmente la frequentazione da parte di pesci e avifauna, ma che sfruttavano unicamente l'energia dei fenomeni naturali, quali sole, vento e maree, e la catena alimentare da essi sostenuta, per l'allevamento di specie ittiche autoctone di acqua marina o salmastra.