Quella che si è verificato nell’entroterra di Los Angeles è la combinazione di tre fattori principali: fortissimi venti, temperature troppo alte per la stagione, una lunga siccità
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Quattro grandi roghi, un bilancio che per il momento vede 5 morti, oltre 100mila sfollati, circa 2000 edifici distrutti e migliaia di ettari bruciati. Ma perché gli incendi che in questi giorni stanno aggredendo la California sono così devastanti?
La risposta ce la offre un’espressione statunitense: il “fire weather”, il meteo da fuoco. Una specie di tempesta perfetta che in un periodo come quello invernale - che non dovrebbe essere una stagione favorevole ai roghi - si scatena anche a causa del cambiamento climatico.
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Quella che si è verificato nell’entroterra di Los Angeles è infatti la combinazione di tre fattori principali: fortissimi venti, temperature troppo alte per la stagione e una lunga siccità.
La vegetazione della zona è estremamente secca. Da maggio 2024 a Los Angeles ci sono stati solo 7,6 mm di pioggia. Essiccazione accelerata anche dalle temperature record. Su questa “polveriera” hanno poi soffiato i cosiddetti Santa Anas. Si tratta di venti caldi e secchi che raggiungono i 160 km/h, favorendo una rapida diffusione delle fiamme.
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Non è stata ancora attestata una correlazione tra la velocità dei venti e il cambiamento climatico, ma sicuramente esiste quella tra crisi climatica e siccità. In particolare, quello che è successo in California è l’alternarsi di un 2023 molto piovoso che ha favorito la crescita della vegetazione, seguito da un 2024 che ha visto quella stessa vegetazione seccarsi in massa. Un vero e proprio combustibile per le fiamme. E per il momento non sono previste precipitazioni significative.
Le condizioni calde e secche che si stanno attestando in questi anni – non solo negli Stati Uniti – faranno aumentare proprio il rischio di incendi di grandi dimensioni e purtroppo sempre più difficili da controllare.
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