La Divisione Subacquea dell’associazione Marevivo si è immersa nelle acque delle Secche di Vada, un’area nel Mar Ligure che dista circa 6 miglia dalla costa, per rimuovere una rete fantasma lunga 300 metri
di Redazione E-Planet© Ufficio stampa
Marevivo Onlus è un’associazione nazionale che da quasi quarant’anni lotta contro l’inquinamento delle nostre acque e la pesca illegale, tutelando il mare e le sue risorse e valorizzando le aree marine protette. La divisione subacquea, che rappresenta il braccio operativo e gli occhi in fondo al mare dell’associazione, conduce ogni anno dal 2003 operazioni di recupero di reti da pesca abbandonate, trappole che mettano a rischio la flora e la fauna marina soffocando i fondali. L’ultima operazione ha riguardato le acque delle Secche di Vada, un’area nel Mar Ligure che dista circa 6 miglia dalla costa, compresa tra le foci dei fiumi Fine e Cecina, a sud di Livorno.
Si tratta di una zona particolarmente ricca di biodiversità e fauna ittica, favorita dal fenomeno dell’upwelling – processo per cui le acque fredde e profonde, ricche di nutrienti, risalgono verso la superficie, attirando così la presenza di pesci e altri organismi – e per questo fortemente minacciata dall’overfishing. Dodici subacquei divisi in squadre si sono impegnati nella rimozione di una rete fantasma lunga 300 metri, con un peso di oltre 400 chili, letale per un’area come questa già colpita da un’eccessiva attività di pesca.
© Ufficio stampa
“Questo importante recupero è stato particolarmente complesso, sia per le caratteristiche morfologiche del sito, sia per la profondità di circa 40/50 metri della parete su cui era abbandonata la rete” ha spiegato Massimiliano Falleri, Responsabile della divisione Subacquea di Marevivo. “La presenza di queste reti fantasma rappresenta una minaccia all’intero ecosistema marino perché continuano a pescare e catturare, soffocando i fondali, e sono una fonte di inquinamento a causa delle microplastiche che con il tempo rilasciano nel mare, sminuzzandosi.”
Fondali tra Livorno e l’Isola d’Elba ricchi di biodiversità e forme di vita e ora molto più in salute poiché queste reti da pesca abbandonate non solo continuano a “pescare” in modo passivo e insostenibile, ma chiudono tutte le tane e rilasciano microplastiche nel tempo, oltre a soffocare le distese di Posidonia oceanica, pianta endemica fondamentale per il Pianeta; queste foreste marine riescono a fornire tanto ossigeno quanto le foreste emerse. “Quest’area, in particolare, è ricca di vere e proprie foreste sommerse di Posidonia oceanica che sappiamo essere importantissime per la nostra vita sul Pianeta, in quanto producono più del 50% dell’ossigeno che respiriamo. Ma non solo: riescono anche a catturare circa un terzo dell’anidride carbonica. Liberarle dalle reti aiuta a salvaguardarle” continua Massimiliano Falleri.
Un ruolo sostanziale nella lotta ai cambiamenti climatici e nel mantenimento degli equilibri naturali, indispensabili per la nostra vita e quella della Terra.