Aumentano negli Stati Uniti e in Canada i casi della cosiddetta patologia dei “cervi zombie”, malattia da deperimento cronico che potrebbe diventare una minaccia per altre specie, anche quella umana
di Redazione E-Planet© Unsplash
Un nome degno di una rassegna cinematografica. Nel Nord America (e non solo) stanno aumentando i “cervi zombie”.
Questa volta la fantasia però non c’entra nulla. A colpire questi esemplari è la malattia da deperimento cronico. Un’encelofalopatia spongiforme, una patologia neurologica dall’esito purtroppo fatale.
A qualcuno potrà suonare familiare, perché concettualmente è simile alla più nota encefalopatia spongiforme bovina, il cosiddetto "morbo della mucca pazza". Tra i sintomi ci sono: sbavare in modo intenso, andatura claudicante, sguardo perso, disorientamento e letargia.
La patologia è causata dai prioni, proteine “sbagliate”, che hanno una configurazione errata e sono in grado di trasmettere l’anomalia anche a quelle sane. Queste proteine formano aggregati nel sistema nervoso centrale innescando la degenerazione. Il problema è che si tratta di una malattia contagiosa – trasmessa saliva, sangue, urina e feci - e attualmente non esistono cure.
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Al momento la malattia è diffusa soprattutto in Nord America. Secondo i dati dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) statunitensi la malattia, ad oggi, è stata riscontrata in 414 contee di 31 diversi Stati americani. Ma alcuni casi sono stati riscontrati anche nella penisola scandinava. Una notizia che preoccupa molto la comunità scientifica, visto l’effetto domino che problemi del genere provocano sugli ecosistemi. I cervi, infatti, contribuiscono all’equilibrio del loro habitat, pascolando e spostandosi, oltre ad essere a loro volta una fonte di cibo per altre specie.
Oltre a questo, spaventa la possibilità che la malattia possa essere un pericolo per altre specie animali, essere umano compreso. Sono stati infatti condotti esperimenti che hanno dimostrato che i prioni responsabili possono infettare altri animali da laboratorio e cellule umane in coltura.
Niente panico, per il momento non sono noti casi di encefalopatie umane riconducibili alla malattia dei “cervi zombie”. Però la minaccia resta, considerando i frequenti contatti che possono esserci tra gli animali e gli esseri umani, sia in modo indiretto tramite l’ambiente che diretto tramite il consumo di carne.