Tra l’aumento dei costi dell’energia e quello delle temperature, gli impianti sciistici sono in difficoltà: la soluzione può essere una nuova politica ambientale
di Ronny Mengo© Unsplash
Costante miglioramento del proprio impatto, politica ambientale e sostenibilità diventano sempre più elementi fondamentali nell’attività dei comprensori sciistici, la maggior parte dei quali ha indirizzato ormai da tempo il proprio impegno verso un codice etico rigoroso.
Il caro energia e i cambiamenti climatici stanno mettendo in difficoltà non solo gli sciatori, alle prese con gli inevitabili rincari, ma anche – e soprattutto – le varie aziende della filiera come gli impianti di risalita.
Da qui cresce l’importanza strategica dell’innevamento programmato che ha ormai raggiunto livelli tecnologici notevoli: macchine comandabili a distanza, temperature di massima e minima, quantità di acqua programmabile in base alla consistenza della neve che si vuole ottenere.
Ed è ovviamente l’acqua l’elemento fondamentale, tanto da venire stoccata in quota in modo da programmare le attività stagionali. Un esempio è il bacino idrico in alta Val Mastellina, il più grande del Trentino, nato nell’area in cui affluiscono tre rii.
Come spiega Cristian Gasperi, dirigente Funivie Folgarida Marilleva: “È un lago di 180mila metri cubi d’acqua come capienza e con una superficie di 44mila metri quadrati”.
Qui si mette in pratica quello che tecnicamente viene definito deflusso minimo vitale, cioè il prelevamento della sola acqua in eccesso rispettando l’ambiente e le necessità urbanistiche e osservando autorizzazioni specifiche.
Continua Cristian Gasperi: “Abbiamo 600 generatori di neve nell’area di Folgarida Marilleva e altrettanti nella zona di Madonna di Campiglio. Entrano due tubi, uno dell’aria compressa e l’altro dell’acqua. Quindi con aria compressa, acqua e freddo si produce la neve".
Un processo circolare che riporterà l’acqua pura, ottenuta dallo scioglimento della neve programmata in primavera, nel bacino di provenienza. A questo si aggiunge la nuova tecnologia dei mezzi battipista, in grado di sondare la quantità di neve sotto i cingoli.
Come racconta Tommaso Albasini, gattista: “Riesco a uniformare meglio uno strato di neve sulla pista e questo si traduce in un risparmio di tempo, di costi, di spreco di acqua e di energia per la creazione di neve artificiale”.
Tutela del paesaggio e riduzione delle emissioni, oltre alla razionalizzazione dell’acqua e al rispetto delle leggi ambientali, tutti fattori che hanno da sempre molto presente i lavoratori delle nevi, ancor di più in questo particolare momento storico.