Tra i punti di non ritorno c’è anche la disponibilità di acqua dolce per il suolo, messa sempre più a rischio dalle attività aggressive dell’uomo
di Redazione E-Planet© Pexels
Quasi nulla è illimitato, soprattutto quando si parla di risorse del Pianeta. Una lezione che l’umanità fatica a recepire, abituata a sfruttare anche più del dovuto tutto ciò che la natura offre. Ora però le conseguenze sono più visibili che mai. Sintomo di come il punto di non ritorno sia sempre più vicino.
A confermarlo è uno studio dello svedese Stockholm Resilience Center, che ha calcolato il superamento di un sesto limite planetario, quello che riguarda la disponibilità di acqua dolce.
I limiti planetari, nove in totale, sono delle soglie che l’umanità non dovrebbe superare per continuare a preservare gli ecosistemi e a vivere in condizioni favorevoli alla vita. Delle barriere che tuttavia l’uomo sta distruggendo con le sue stesse attività. Tra i limiti già superati ci sono ad esempio lo sfruttamento del suolo, l’acidificazione degli oceani e le modifiche ai cicli dell’azoto.
Per quanto riguarda il sesto limite, lo studio si è concentrato sulla cosiddetta acqua “verde”, quella proveniente dalle precipitazioni e dall’evaporazione e che viene assorbita e utilizzata dalle varie specie vegetali. Fino ad ora l’analisi si era limitata all’acqua “blu”, quella dei fiumi, dei laghi e delle falde acquifere. Considerando questi parametri il limite non era considerato oltrepassato. Si trattava tuttavia di una visione parziale e che non teneva del tutto dell’importanza e della fragilità di questa risorsa. L’acqua verde è fondamentale per mantenere i terreni umidi, in modo che possano trattenere CO2 e regolare la circolazione atmosferica. Tuttavia, la deforestazione e l’aumento delle temperature hanno fatto diminuire notevolmente il livello di umidità, rendendo i suoli sempre più secchi. Fenomeno particolarmente visibile in alcune zone dell’Amazzonia, che secondo uno dei ricercatori svedesi si stanno letteralmente prosciugando.
Un dato allarmante che ancora una volta ci ricorda quanto sia reale l’impatto della crisi climatica e soprattutto quello delle nostre azioni.