Organizzare la Cop30 nel cuore dell’Amazzonia impone delle scelte pratiche che possono diventare anche controverse. Come quella di costruire un’autostrada che attraverserà in pieno la foresta
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Organizzare una Conferenza delle parti sul clima nel cuore della foresta amazzonica ha i suoi pro e i suoi contro.
Da un lato, è una scelta strategica, che porta i leader mondiali a prendere decisioni in un luogo altamente simbolico, esempio di biodiversità e vittima della mano dell’uomo. Dall’altro, impone delle scelte pratiche che possono diventare anche controverse. Come quella di costruire un’autostrada che attraverserà in pieno la foresta.
La Cop30 sarà ospitata a Belem a novembre di quest’anno. Qui dovrebbero arrivare circa 50mila persone, che l’amministrazione si prepara ad accogliere anche incrementando le infrastrutture. Tra queste c'è la nuova autostrada con due corsie per senso di marcia, lunga 13,3 chilometri.
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Il Segretario alle Infrastrutture del governo dello stato federato del Pará, Adler Silveira, ha detto alla Bbc che la strada sarà “sostenibile”, con corridoi per il passaggio di animali selvatici, piste ciclabili e illuminazione a energia solare.
Eppure sembra che di sostenibile ci sia ben poco. Le foto del terreno spianato e svuotato dalla vegetazione nel bel mezzo della foresta amazzonica hanno fatto il giro del mondo. La strada potrebbe creare una vera e propria frattura, con conseguenze sugli animali selvatici e tutto l’ecosistema. Senza contare gli effetti che potrebbe avere sulle comunità che abitano l’Amazzonia e la custodiscono.
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