La Grande Muraglia Cinese ha un alleato contro il degrado: una biocrosta formata da muschi, licheni e cianobatteri. Un vero e proprio scudo naturale contro clima e tempo
di Redazione E-Planet© Unsplash
Nata per difendere, diventata un luogo da proteggere. E a farlo non è una tecnica all’avanguardia, ma il più antico dei segreti: quello della natura. Stiamo parlando della Grande Muraglia Cinese, una delle meraviglie architettoniche del mondo. Costruita tra il XIV e il XVII, la barriera è lunga circa 9000 km e purtroppo da diversi anni sta pian piano scomparendo.
Nella ricerca dei colpevoli di questo degrado era stato indiziato anche il materiale organico che si accumula tra i mattoni. Ma il caso ha preso una svolta inaspettata. Una recente analisi della Chinese Academy of Sciences and Ministry of Education ha infatti rivelato che questa “biocrosta” sia in realtà ciò che in molti tratti tiene in piedi la Muraglia.
Un insieme di muschi, licheni, cianobatteri, sviluppatosi all’interno dell’impasto utilizzato per costruire il monumento. Oltre alle pietre, la struttura fu infatti in parte realizzata con una tecnica chiamata “pisé”, che prevedeva l’uso di terra leggermente umida compattata poi con strumenti di legno.
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Fino a poco tempo fa si pensava che questa crosta rendesse la Muraglia più fragile, ma la ricerca pubblicata su Science Advances ha invece dimostrato il contrario. Le porzioni di muro ricoperte da muschi e licheni sono più resistenti agli agenti atmosferici e al passare del tempo. Il motivo? La biocrosta “aiuta” l’architettura, facendo da scudo: riduce la porosità del muro, la sua erodibilità e la sua capacità di trattenere acqua fino al 50%, e aumenta la capacità della struttura di resistere alla compressione e alla penetrazione, e ne aumenta la stabilità generale dal 37 al 321%.
Inoltre, lo studio ha precisato che la protezione funziona meglio nelle zone più umide, dove muschi e licheni sono maggiori rispetto ai cianobatteri, e soprattutto più resistenti.
Ovviamente la ricerca continuerà, distinguendo anche le diverse zone e i vari materiali. Una cosa però è certa: ancora una volta la natura viene in soccorso dell’uomo. Forse per ricordarci che dovrebbe succedere più spesso anche il contrario.