L'allarme del WWF: ancora troppo impreparati di fronte alla crisi climatica
di Redazione E-PlanetItalia bollente, temperature oltre i 40° © Tgcom24
61.672 morti attribuibili al caldo tra il 30 maggio e il 4 settembre 2022 in Europa: questa la stima in uno studio, condotto dall'Istituto di Barcellona per la salute globale (ISGlobal) in collaborazione con l'Istituto nazionale della salute francese (Inserm) in 35 Paesi Europei e pubblicato su Nature Medicine. La ricerca ha analizzato il database Eurostat sulla mortalità.
L'Italia è risultata la prima per numero di decessi legati al caldo nel periodo (18.010), seguita da Spagna (11.324) e Germania (8.173). La Regione Mediterranea ha avuto i più alti tassi di mortalità legati al caldo, di nuovo prima l’Italia (295 decessi per milione), seguita dalla Grecia (280), Spagna (237) e Portogallo (211). I ricercatori hanno stimato il 63% in più di decessi dovuti al caldo nelle donne rispetto agli uomini.
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Per il WWF Italia, la ricerca dimostra che siamo ancora impreparati di fronte all’accelerazione del cambiamento climatico, oltre a non agire in modo minimamente adeguato per abbattere le emissioni ed evitare che il fenomeno progredisca a livelli ingestibili.
Le emissioni di gas a effetto serra provocate dalle attività umane (uso dei combustibili fossili, deforestazione, ecc.) hanno portato a un aumento rilevabile delle temperature globali, associato a un incremento della frequenza e dell'intensità delle ondate di calore e delle estati calde. Si tratta ormai di fenomeni che si ripetono, non fenomeni rari o eccezionali come fu l’ondata di calore del 2003.
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Clima impazzito, temperature record
Nonostante proprio dal 2003 si sia presa coscienza dell’impatto potenziale delle ondate di calore e si siano messe in atto misure di intervento, le modalità per affrontare il fenomeno risultano ancora del tutto insufficienti: occorre una rivalutazione e un rafforzamento delle piattaforme di sorveglianza della situazione, dei piani di prevenzione e delle strategie di adattamento a lungo termine.
Gli autori della ricerca stimano che, in assenza di una risposta adattativa efficace, l’Europa dovrà affrontare una media di oltre 68.000 morti premature ogni estate entro il 2030 e oltre 94.000 entro il 2040.