La ricerca Tecnè-Dire

"Gli italiani e gli artigiani": i risultati della ricerca Tecnè-Agenzia Dire

Nonostante il calo delle attività artigiane, determinato dalla crisi e dalle trasformazioni degli stili di vita degli italiani, queste attività restano sinonimo di qualità nell'immaginario collettivo oltre che una grande risorsa per la nostra economia.

29 Ott 2018 - 13:16

In 10 anni il numero di imprese artigiane è sceso di circa 160mila unità. Al calo hanno contribuito, in maniera diretta e determinante, la crisi economica (basti pensare che dal 2008 a oggi il saldo tra iscrizioni e cancellazioni è stato sempre negativo), ma anche le trasformazioni che hanno riguardato le abitudini e gli stili di vita degli italiani, che hanno fatto declinare alcune tradizionali figure professionali, mentre se ne sono affermate di nuove.

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I dati emergono dal rapporto di ricerca che Tecnè ha condotto in collaborazione con l’agenzia Dire. Per rendere l’idea, fatto 100 il numero di falegnami nel 2008, oggi sono soltanto 72, mentre sono cresciute le attività legate alla salute e all’assistenza. Nel complesso, l’artigianato si trasforma: meno mestieri tradizionali, più attività di entertainment e legate alla cura delle persone.

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La ripresa sembra riguardare solo in minima parte gli artigiani. La percezione economica personale rivela un’ampia quota di artigiani in difficoltà, che hanno peggiorato la propria condizione rispetto all’anno precedente. Tiepide anche le attese per il prossimo futuro: la grande maggioranza ritiene che tra 12 mesi la propria condizione economica sarà uguale a oggi mentre un artigiano su quattro teme un peggioramento.

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Ma cosa ne pensano gli italiani degli artigiani e del “peso” che tali figure professionali hanno sull’economia? Il sentimento che viene rilevato è di forte consapevolezza tra gli italiani del valore degli artigiani. La grande maggioranza ritiene, infatti, che se scomparissero sarebbe una grave perdita per il sistema economico italiano (il 43% ritiene che l’economia perderebbe molto, il 47% abbastanza). Una consapevolezza trasversale alle diverse generazioni e omogenea sull’intero territorio, con percentuali di quanti temono che il Paese subirebbe un duro colpo dalla crisi dell’artigianato sempre superiore all’88%.

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Il valore degli artigiani italiani è indubbio ed è ampiamente riconosciuto dalla grande maggioranza del campione. Il 42% ritiene importante acquistare prodotti di artigiani perché è sinonimo di qualità mentre il 44% lo lega alla tipologia di prodotto. Tra le persone più mature (oltre 55 anni d’età) prevale ampiamente l’associazione tra artigiano e qualità mentre tra i giovani è più forte la relazione alla tipologia di prodotto. L’11% si affida sempre a un artigiano per avere un lavoro di qualità mentre il 60% soltanto se è un lavoro particolarmente difficile e richiede competenze adeguate.

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Il 16% preferisce, invece, risparmiare pur avendo la consapevolezza che la qualità sarà inferiore. Quest’ultima quota varia molto in funzione del reddito. Nelle fasce più basse prevalgono nettamente quanti sono “costretti” a optare per soluzioni alternative all’artigiano, mentre nelle fasce più alte di reddito la disponibilità a rivolgersi a un artigiano rappresenta la maggioranza.

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Nell’ultimo anno il 32% si è affidato a un artigiano per acquistare prodotti o eseguire lavori mentre l’11% ha richiesto un preventivo, optando poi per soluzioni più economiche. Il 46% ha, invece, cercato direttamente altre soluzioni senza interpellare alcun artigiano. Anche in questo caso la discriminante è rappresentata dal reddito degli intervistati, con le fasce economicamente più alte che hanno affidato direttamente il lavoro di cui avevano bisogno a un artigiano, mentre la ricerca di soluzioni alternative cresce man mano che si riducono le possibilità economiche di spesa.

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Il “passaparola”, e la rete informale di relazioni, rappresentano il principale “media” per cercare un artigiano. Il 10% chiederebbe, invece, consigli e recapiti ai negozi specializzati, mentre il 7% cercherebbe riferimenti (e recensioni) su internet. In questo caso la discriminante più importante è rappresentato dall’età degli intervistati. Pur rimanendo il “passaparola” il principale veicolo di informazioni, tra gli anziani la quota di quanti chiederebbero a conoscenti il riferimento di un artigiano sale all’88%, mentre tra i giovani raddoppia la quota di quanti si affiderebbero a internet.

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Infine, se occorre fare dei lavori in casa, il 40% sceglie il “fai da te”, il 34% si affida a un artigiano e il 26% si rivolge a un operaio “tuttofare”. A rendere più agevole il “fai da te” contribuisce la diffusione di punti vendita della grande distribuzione dedicati a questa particolare attività, a cui ci si rivolge non solo per acquistare utensili e materiali ma anche ottenere consigli e imparare tecniche (lo fa il 59%) mentre il 41% preferisce rivolgersi a un negozio di fiducia (ferramenta, negozio di materiali edili o elettrici).

Il rapporto di ricerca è stata realizzato utilizzando fonti ufficiali e rilevazioni dirette, indicate a margine di ciascuna tabella o grafico con riferimento al tipo di dato.

In particolare: 1. le stime sulle imprese artigiane e sulle attività sono state effettuate utilizzando le banche dati di Info-Camere e Istat.

2. la percezione economica degli artigiani è stata rilevata attraverso un sondaggio effettuato con metodologia c.a.w.i. su un campione di 600 casi, tra il 25 e il 28 luglio 2017.

3. gli atteggiamenti degli italiani verso il settore dell’artigianato e la propensione al “fai da te” sono stati oggetto di una specifica rilevazione con metodologia c.a.t.i. /c.a.m.i effettuata il 5 e 6 settembre 2017 su un campione di 2.000 casi, rappresentativo della popolazione maggiorenne.

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