L'incremento potrebbe influenzare il mercato del credito: le sofferenze rendono le banche più caute nel concedere nuovi prestiti a imprese e famiglie
Quanto rilevato dalla Banca d'Italia – secondo il supplemento Moneta e banche di palazzo Koch, a luglio sono aumentate tanto le sofferenze lorde quanto quelle nette – rischia di ripercuotersi negativamente sull'ammontare complessivo dei prestiti concessi a imprese e famiglie.
Secondo la Banca d'Italia, a fine luglio le sofferenze lorde hanno raggiunto i 198,260 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 197,909 miliardi del mese precedente; a livello netto sono passate a 84,864 miliardi dagli 83,708 di giugno.
L'incremento potrebbe influenzare il mercato del credito: le sofferenze non consentono alle banche di stimare le perdite effettive, che andranno iscritte nel bilancio, rendendole più caute nel concedere nuovi prestiti agli imprenditori e alle famiglie.
La situazione dovrebbe migliorare, però. Anche se soltanto lievemente. Secondo una ricerca condotta congiuntamente dall'Associazione bancaria italiana (ABI) e dal CERVED, nel 2017 il tasso di ingresso in sofferenza delle società non finanziarie dovrebbe attestarsi al 2,4% e dunque in calo rispetto al 3,7% dello scorso anno. Pur trattandosi del valore più basso registrato dal 2009 ad oggi, l'ABI e il CERVED osservano che il tasso di ingresso in sofferenza è superiore a quello del 2008, pari all'1,7%.
Secondo l'analisi, soltanto le imprese industriali riusciranno a tornare ai livelli precedenti la crisi economica. Il Fondo monetario internazionale (FMI) stima che in Italia i prestiti in sofferenza – l'FMI non considera gli incagli, ovvero le esposizioni nei confronti di soggetti in situazione di difficoltà obiettiva, ma temporanea – sono l'11,2% del totale dei crediti. In pratica ogni 100 finanziamenti erogati dalle banche a imprese e famiglie, in media 11,2 sono da considerarsi come inesigibili.