Rispetto allo scorso anno l’Italia ha guadagnato 28 posizioni, ma c’è molto da fare ancora
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Bisogna scendere molto, o addirittura troppo, nella classifica del Global Gender Gap Index 2015, l'indice formulato dal World Economic Forum, per riuscire a trovare l'Italia. Esattamente al 41esimo posto su 145. Certo siamo migliorati rispetto al report dello scorso anno, quando occupavamo il 69esimo scalino della graduatoria, ma di strada ce n'è ancora molta da fare.
Secondo il Wef, infatti, per riuscire a ridurre il gap mondiale tra i generi occorrerebbero, ad oggi, 118 anni se si continuasse con il ritmo degli ultimi anni.
Osservando i sotto indici – partecipazione economica e opportunità, livello d'istruzione, salute e sopravvivenza ed emancipazione politica – si nota come l'Italia sia migliorata in quasi tutte le componenti analizzate (fatta eccezione per la salute e la sopravvivenza, dove siamo scesi rispettivamente dal 70 esimo al 74 esimo posto). Per quanto riguarda la partecipazione economica e le opportunità, invece, rimaniamo ancora in fondo alla classifica.
A causa di dinamiche come il gap salariale e quello occupazionale, il Word Economic Forum piazza l'Italia al 111esimo posto (dal 114esimo dello scorso anno).
Per cogliere l'entità di queste differenze, basta guardare i dati dell'Istat sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Secondo l'Istituto nazionale di statistica, nel 2014 (anno di riferimento del Global Gender Gap 2015), gli occupati di sesso femminile erano 9,334 milioni contro i 12,945 milioni occupati di sesso maschile, nello stesso periodo il tasso di occupazione si è attestato, rispettivamente, al 46,8% e al 64,7%. Nemmeno il tasso di occupazione dei 15-24 lascia spazio alle interpretazioni: al 12,8% per le ragazze e al 18,2% per i ragazzi.
Sempre nel 2014, si osserva ancora nel resoconto di fine anno dell'Istat, il tasso di disoccupazione (al 12,7% quello totale) si è attestato all'11,9% per gli uomini e al 13,8% per le donne.
Un altro esempio del gender gap, che compone il sotto-indice economico del Wef, sono le retribuzioni. Secondo uno studio della Commissione europea le donne, in Italia, guadagnano il 6,7% in meno degli uomini – meno della media europea, pari al 16% –, ma comunque un gap ingiustificato. Inoltre non bisogna dimenticare che, secondo alcuni analisti, dal campione di riferimento italiano potrebbero essere state escluse molte lavoratrici con un livello di istruzione e di salario più basso.