Eliminati sprechi

Crisi, Censis: "Gli italiani cambiano abitudiniLe famiglie costrette a vendere oro o gioielli"

Usano meno le auto per risparmiare sulla benzina, che ha raggiunto prezzi da record, e vendono oro. Per gli italiani, secondo il rapporto del Censis, la crisi è stata causata soprattutto dalla corruzione e dalla deriva morale della classe politica. Si amplia il divario tra ricchi e poveri

07 Dic 2012 - 12:05
 © Ansa

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La crisi si fa sentire sulle famiglie che cambiano abitudini: lo rileva il rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del Paese. In due anni 2,5 milioni di famiglie hanno venduto oro o gioielli, l'85% ha eliminato sprechi ed eccessi, il 73% va a caccia di offerte, il 62,8% ha ridotto gli spostamenti per risparmiare benzina. In fine 2,7 milioni di italiani coltivano ortaggi da consumare ogni giorno.

Sono dati che configurano, nella definizione del Censis, un vero e proprio "smottamento del ceto medio". "Il reddito medio degli italiani si riduce a causa del difficile passaggio dell'economia, ma anche per effetto dei profondi mutamenti della nostra struttura sociale, che hanno affievolito la proverbiale capacità delle famiglie di produrre reddito e accumulare ricchezza", spiega l'analisi. A fronte di un simile calo dei redditi, se negli ultimi vent'anni la ricchezza netta delle famiglie è aumentata del 65,4%, spiega il Censis, è grazie soprattutto all'aumento del valore degli immobili posseduti (+79,2%), laddove, invece, nel corso degli ultimi dieci anni la ricchezza finanziaria netta è passata invece da 26.000 a 15.600 euro a famiglia, con una riduzione del 40,5%.

La quota di famiglie con una ricchezza netta superiore a 500.000 euro, si legge ancora nel rapporto, è praticamente raddoppiata, passando dal 6% al 12,5%, mentre la ricchezza del ceto medio (cioè le famiglie con un patrimonio, tra immobili e beni mobili, compreso tra 50.000 e 500.000 euro) è diminuita dal 66,4% al 48,3%. E c'è stato uno slittamento della ricchezza verso le componenti più anziane della popolazione. Se nel 1991 i nuclei con capofamiglia di età inferiore a 35 anni detenevano il 17,1% della ricchezza totale delle famiglie, nel 2010 la loro quota è scesa al 5,2%.

Si vendono oro e gioielli
A metà 2012, ancora secondo una indagine su un campione di famiglie, per ottenere liquidità il 10% ha segnalato di aver venduto oro o altri oggetti preziosi, e quasi il 3% ha venduto un immobile senza acquistarne un altro, poco più dell'1% ha venduto mobili di famiglia.

Questa erosione del reddito del ceto medio ha avuto tra le conseguenze più evidenti un cambiamento delle abitudini di consumo e delle condotte economiche degli italiani. Con sempre maggiore frequenza si "mette in circuito" il patrimonio immobiliare affittando alloggi non utilizzati o inventandosi piccoli operatori alberghieri trasformando in bed & breakfast un appartamento o una parte della propria casa, un fenomeno che nelle città con più di 250mila abitanti riguarda il 2,5% delle famiglie. Sono invece 2,7 milioni gli italiani che coltivano ortaggi e verdura da consumare ogni giorno, 11 milioni quelli che preparano in casa pane, conserve e gelati.

Diminuisce poi del 62,8% l'uso di auto e scooter (per non parlare degli acquisti di auto calati del 25% tra gennaio e settembre rispetto all'anno scorso) in favore della più ecologica, ma soprattutto economica, bicicletta. Nell'ultimo biennio, afferma lo studio, sono state vendute in Italia 3,5 milioni di biciclette. Un boom dettato dalla necessità, non da una moda. Un altro segnale preoccupante è costituito dalla caduta libera del numero di mutui concessi, che nel quadriennio 2008-2011 è sceso del 20%. Nel primo semestre del 2012 la domanda di mutui ha fatto registrare un'ulteriore contrazione del 44% rispetto allo stesso periodo del 2011".

Le cause della crisi economica
Per gli italiani le cause principali della crisi economica sono la morale della politica e la corruzione. Nella graduatoria delle cause della crisi più citate - si legge nel dossier -, il 43,1% degli italiani indica la crisi morale della politica e la corruzione, il 26,6% il debito pubblico legato a sprechi e clientele, il 26,4% l'evasione fiscale. Solo al quinto posto di questa sorta di graduatoria di fattori determinanti, dal 18% circa viene richiamata la politica europea e l'euro, mentre i problemi delle banche italiane sono più citati anche rispetto alle temute speculazioni della famigerata finanza internazionale.

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