Il decreto approvato ieri dal Governo Monti prevede l'erogazione di 40 miliardi entro il 2014,ma anche procedure complesse e tempi incerti. Rete imprese e Confapi lo bocciano
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La Pubblica Amministrazione si impegna a pagare i debiti contratti con i propri fornitori. Il provvedimento, però, non è privo di criticità che ne potrebbero vanificare gli effetti benefici. Tempistica incerta, procedura di accesso al fondo troppo complicata e compensazioni fiscali in dubbio: sono questi tre i punti sui quali Rete imprese e i piccoli imprenditori di Confapi avanzano perplessità.
Cosa c’è dentro il decreto approvato ieri - Sono 40 i miliardi di euro messi sul piatto dall’uscente Governo Monti con il decreto approvato ieri. Cifra che verrà erogata in due tranche da 20 miliardi per il 2013 e altrettanti per l’anno successivo per pagare i debiti certi, liquidi ed esigibili al 31 dicembre 2012.
Le critiche - Il presidente di Rete imprese Carlo Sangalli ha detto che “il decreto non produrrà nessuno degli effetti auspicati”, mentre Maurizio Casasco di Confapi saluta il decreto con spirito pratico: “meglio di niente, ma la procedura è così complessa da non consentire di prevedere chi, quanto e quando riscuoterà”.
Tempi incerti – Il decreto chiarisce quando le Pubbliche amministrazioni riceveranno la liquidità e il momento a partire dal quale potranno avviare i pagamenti, ma non specifica tempi sicuri entro i quali chiudere le pratiche devono essere chiuse.
Disparità di trattamento – Manca nel decreto una definizione univoca per tutte le Pubbliche amministrazioni della tipologia di crediti da pagare. Questa disomogeneità potrebbe dare vita a disparità di trattamento tra un’azienda e un’altra: una potrebbe vedersi riconosciuto il credito nei confronti dello Stato e un’altra no.
Il piano delle compensazioni - Viene inserita la possibilità per le aziende di compensare i crediti che viene allargata a tutti i debiti fiscali, elevando la soglia di compensazione da 500 mila a 700 mila euro con beneficio per le imprese stimabile nel
Due filoni – I 40 miliardi promessi dal ministro Grilli saranno divisi in due filini. Da una parte i 14 miliardi che nel biennio 2013-14 arriveranno direttamente dalle degli enti locali attraverso la deroga ai vincoli contabili. Dall’altra verrà istituito un fonda da 26 miliardi per tutte le amministrazioni a corto di liquidità.
Procedimento macchinoso – Comuni e Province potranno pagare i propri debiti nel limite del 50% dei pagamenti programmati. Le stime del governo parlano di 14 miliardi in due anni. Ma in realtà il decreto prevede che l’esclusione per il 2013 dal Patto di Stabilità interno dei “pagamenti di debiti certi, liquidi ed esigibili di parte capitale” abbia un importo di 5 miliardi per gli enti locali, 1,4 miliardi per le regioni, 500 milioni per le amministrazioni centrali e di 800 milioni per investimenti cofinanziati dai fondi strutturali Ue.
Il nodo delle Regioni – Le regioni che volessero sottoscrivere nuovi prestiti o mutui, dovranno presentare un piano di copertura annuale del prestito, ma anche dimostrare di aver raggiunto gli obiettivi del patto per l’anno precedente e che il bilancio regionale è in equilibrio strutturale.
A quanto ammontano i debiti della Pa - Aziende piccole e grandi che in attesa di ricevere le prestazioni per beni e servizi già offerti, sono letteralmente alla canna del gas. Bankitalia ha stimato in 91 miliardi di euro l’esposizione della Pubblica Amministrazione verso i provati. Cifra contestata però, dalla Cgia di Mestre che fa diversamente i conti. Considerando anche le imprese con meno di 20 addetti (non censite da Palazzo Koch) i debiti della Pa toccherebbero il tetto di 120-130 miliardi.
Censimento obbligatorio dei debiti – Tutte le amministrazioni sono chiamate entro il prossimo 15 settembre a denunciare i debiti commerciali scaduti o in scadenza e che sono ancora pendenti. In questo modo si prova a garantire che davvero tutti i debiti commerciali ante 2012 siano estinti.