Gli esperti dicono: vietato avere un solo curriculum e spedirlo a tutti E siate pronti ad accettare posizioni diverse da quelle sognate
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Un esercito silenzioso ogni giorno spulcia gli annunci, manda il proprio curriculum, spera, se non in un contratto, quantomeno in un colloquio, infine, resta senza impiego e stipendio. È l’esercito formato dai 3 milioni e 127 mila disoccupati italiani. Le occasioni, però, non sono del tutto sparite. Tgcom24 esplorerà per alcune settimane il mondo dell'occupazione per capire come districarsi tra inserzioni introvabili, contratti sibillini, selezionatori incontentabili e abusi delle aziende. Cercare lavoro può diventare di per sé un lavoro a tempo pieno e come tale richiede competenze e qualche piccolo trucco. Dopo aver analizzato quanti posti ci sono, oggi analizziamo gli errori più frequenti che commette chi si propone per una posizione.
Voleva assumere tre commesse, si sono presentate da lei più di 700 candidate. È quello che è successo a Genova alla signora Angela Adinolfi, titolare di un negozio di abbigliamento per bambini. Lo stipendio era quello standard per posizioni analoghe (1100 euro per le due posizioni da apprendista, 1300 euro per la venditrice esperta), ma il sogno di un contratto in piena regola, con tanto di annuncio pubblicato sul “Secolo XIX” ha fatto correre in massa le aspiranti a quei tre posti. “Non mi aspettavo una folla di questo tipo: si sono presentate persino ragazze plurilaureate e con tanto di 110 e lode” ha raccontato la signora Adinolfi a Tgcom24.
Le offerte di lavoro sono davvero pochissime, dove trovarle allora e quali errori evitare? A dare utili consigli in questo senso sono Daniela Caputo, Social Media Manager di ManpowerGroup Italia, e Francesco Cusaro, HR Group Director in TXT e consulente del Career Day dell’Università Cattolica di Milano.
Com’è cambiata la ricerca del lavoro? Cusaro: Cercare lavoro è oggi un lavoro a tutti gli effetti. Trent’anni fa si aspettava l’inserto del “Corriere della Sera” del venerdì, si scriveva il cv con la macchina da scrivere, si spediva una raccomandata, nella migliore delle ipotesi la mia candidatura arrivava dopo una settimana, i tempi di risposta erano di almeno quindici giorni. Il mondo del lavoro oggi naviga su internet e devo cercare lì: i primi siti da tenere sotto osservazione sono quelli jobseeker che leggono tutte offerte di lavoro sul web, portali come Careerjet oppure Indeed leggono tutto il web in funzione di una mia ricerca. Tutti i giorni ricevo una mail con le opportunità di lavoro che corrispondono alla mia richiesta, per esempio “commessa a Milano”. Ho un alert quotidiano e posso rispondere alle inserzioni. Non devo però, dimenticare di adattare il curriculum alla richiesta. Se mando un cv generico e non finalizzato alla posizione specifica rischio di non essere preso in considerazione perché i portali più grossi usano per la prima scrematura alcuni software che analizzano i profili secondo un sistema di parole chiave: se non trovano i requisiti indicati dalle aziende, scartano il cv.
Caputo: Il mercato oggi è molto più prudente negli inserimenti. Le opportunità lavorative vanno allora cercate in maniera diversa. Bisogna puntare sullo sviluppo di competenze che siano appetibili per le aziende. C’è ancora una forte incongruenza tra i saperi dei candidati e quello che i datori di lavoro chiedono. Poi bisogna essere flessibili. Questo non vuol dire accettare contratti precari e senza tutele, ma essere disponibili a maturare nuove esperienze e a mettersi in gioco, a fare lavori che contribuiscano alla crescita professionale e allo sviluppo di nuove competenze tecniche e trasversali.
Come si cerca lavoro oggi?
Caputo: Male. I giovani non sono sufficientemente incoraggiati e supportati a capire cosa vogliono. Invece la prima cosa da fare è proprio chiarirsi le idee, capire davvero cosa si vuole e cosa si sa fare, darsi degli obiettivi coerenti e sviluppare una vera strategia di ricerca del lavoro, che passi anche dalla rivisitazione degli strumenti più tradizionali in logica moderna (costruzione del personal branding e cv digitale prima di tutto).
Dove trovo le offerte di lavoro? Caputo: Se dobbiamo dare un ordine, possiamo dire che il primo posto da visitare sono i siti delle agenzie per il lavoro e i siti delle aziende che hanno una specifica sezione “Lavora con noi”. In seconda battuta ci sono i social network: Linkedin domina, ma anche Facebook comincia a essere un luogo di ricerca. Infine ci sono i classici portali di ricerca del lavoro che sono validi anche se bisogna sfatare il mito: non si accede sempre a opportunità aggiornate o in linea con propria ricerca.
Come muoversi tra le tante agenzie per il lavoro?
Caputo: Le Agenzie per il Lavoro (ApL) devono avere Autorizzazione Ministeriale. L’elenco completo è pubblico, uno dei siti dove si può leggere è il portale www.cliclavoro.gov.it, il portale pubblico per il lavoro. Per muoversi nel vasto panorama delle ApL i criteri possono essere diversi ma sicuramente ha la sua importanza la capillarità sul territorio. Anche la molteplicità dei servizi offerti è un dato da considerare: ManpowerGroup per esempio, non offre solo lavoro temporaneo ma anche opportunità a tempo indeterminato a tutti i livelli, con le società del gruppo che si occupano di Ricerca e selezione del personale. Come uno dei più grandi operatori del settore, ManpowerGroup ha molto da offrire anche nella Formazione Finanziata, sia tramite il Fondo Forma.Temp sia tramite altri Bandi di formazione. I corsi di formazione, che si svolgono in tutta Italia, sono gratuiti sia per chi vi partecipa sia per le aziende che possono poi inserire le persone formate e riqualificate. È importante anche considerare le certificazioni di qualità e di responsabilità sociale, oggi sempre più importanti non tanto per il "pezzo di carta", quanto perché ogni società certificata è sottoposta a stretto controllo nel rispetto degli standard.
Cusaro: Per alcuni ambiti le agenzie per il lavoro funzionano perché operano sui grandi numeri e sono distribuite sul territorio. Per gli annunci da operaio e simili sono ok, per le professioni intellettuali, invece, molto meno.
Qual è il ruolo di internet quando si cerca un impiego? Caputo: Se da una parte l’importanza di internet cresce ed è un vantaggio perché vuol dire che ci sono più fonti di informazione, i siti rischiano spesso di creare confusione. Bisogna sapersi muovere bene sui social e capire come le aziende li utilizzano per reclutare i candidati. Per esempio, molto spesso i candidati accedono a Facebook usandolo come valvola di sfogo, come luogo per esprimere solo sfiducia e sconforto (e su questo cerchiamo di fare il massimo per supportare ed orientare soprattutto i giovani). Al contrario può essere un'ottima occasione per entrare in contatto diretto con le aziende, una vetrina per presentarsi e aumentare la propria visibilità. Sono molto interessanti anche i siti delle aziende: sono un luogo di incontro diretto tra domanda e offerta.
Cusaro: Per quanto riguarda internet, posso dividere i siti tra generalisti e specilistici: Monster è un sito generalista, trovi annuncia vari, dal pizzaiolo, all’ingegnere nucleare. Altri portali, invece, sono di settore: jguana.it e altri guardano soltanto agli informatici, altri al commerciale, altri al farmaceutico. Andate sempre più sui portali specialistici, senza perdere d’occhio i portali generalisti. I siti jobseeker aiutano a tenere insieme i due mondi, quello più ampio e quello specialistico. I siti delle aziende, infine, vanno consultati non tanto in fase di ricerca, ma quando poi vengo richiamato per il colloquio. In questo modo posso conoscere la società per la quale farò l’intervista, qual è il business, dove sono le sedi, quali i prodotti realizzati. Faccio capire che sono un candidato sveglio e che ho voglia di lavorare.
Quali sono gli errori più frequenti che commette chi cerca lavoro? Cusaro: Se decido di cercar funghi e non ne trovo neanche uno probabilmente ho sbagliato posto, oppure non è il periodo giusto. Stessa cosa per il lavoro: spesso si sbagliano tecnica, luogo, tempi. Devo avere costante senso critico durante la mia ricerca. Devo chiedermi sempre se sto usando gli strumenti giusti.
Caputo: La prima lacuna è ancora scrivere un buon curriculum, che sia in linea con gli obiettivi di carriera. Troppo spesso non si hanno le idee chiare su cosa si vuole fare e di conseguenza si scrive un cv standard, anonimo. Il secondo errore è postare il cv nei luoghi giusti: spammarlo dappertutto, per qualsiasi posizione non serve a niente. Piuttosto bisogna capire se il proprio profilo è allineato con l’annuncio di lavoro. Qualcuno mi può obiettare: “Sono alla prima esperienza di lavoro e ci sono solo annunci per figure qualificate che chiedono persone esperte: come faccio a sperare di essere selezionato?” In quel caso vuol dire che la posizione non è adatta a me e bisogna orientare la propria ricerca su aziende che investono sul potenziale. Capire bene l’annuncio di lavoro è fondamentale.
I neoassunti sono soddisfatti o accettano il posto perché mancano le alternative? Caputo: Purtroppo è così, assistiamo al crescente fenomeno dell’Over Education: i giovani laureati sempre più spesso vanno a ricoprire mansioni che potrebbero occupare anche senza laurea. Come racconta il “Rapporto sul mercato del lavoro 2012-2013”appena pubblicato dal Cnel, il 45,2 per cento dei laureati tra i 20 e i 34 anni svolge un impiego non coerente con quanto studiato. C'è una generale scarsa propensione da parte del mercato del lavoro a valorizzare i giovani e le loro competenze per esempio il loro essere naturalmente innovativi e fuori dagli schemi.
Chi va a ricoprire un ruolo diverso rispetto ai propri studi deve fare formazione supplementare? Caputo: Il tema della formazione continua è attualissimo. I giovani che accettano di formarsi anche dopo la laurea o il diploma sono in aumento. Chi esce dalla scuola superiore o dall’università spesso non è in linea con le richieste del mercato. Assistiamo a un forte scollamento tra mondo della scuola e mondo del lavoro. E le aziende non colgono ancora pienamente l’importanza di accogliere dei tirocinanti, le risorse del futuro.
Il coraggio di reinventarsi Massimiliano Cantisani è un perito industriale, ha lavorato per più di dieci anni come tecnico di cantiere. Quando l’azienda lo ha licenziato, ha accettato di tornare sui banchi di scuola. A quasi quarant’anni. “Mi sono rivolto ad Adecco - racconta Cantisani - e ho frequentato un corso finanziato dalla regione Puglia per diventare "Elettricista Manutentore di impianti". In totale, 1200 ore di corso con due stage. Al momento sto cercando un’occupazione. Non è facile reinserirsi nel mondo del lavoro: conosco tanti che sono legati ai vecchi benefit. Siamo in pochi ad accettare una revisione così radicale della nostra vita”.
L’ansia del contratto che scade Storia in parte simile quella di Stefano Giacomolli che si è trasferito da Bolzano a Lucca seguendo le diverse richieste del mercato. “In questo momento sto lavorando in Toscana - spiega - per una ditta che produce cavi elettrici a livello internazionale, ma prima vivevo in Alto Adige dove ero impiegato in un’azienda di plastica per auto. Quando ho cambiato regione, ho provato a cercare impiego rivolgendomi direttamente ai datori di lavoro: avevo già 30 anni e speravo di trovare subito un posto sicuro. Non è stato così. Dopo due mesi di ricerca mi sono arreso e mi sono rivolto alle agenzie per il lavoro, ad Adecco in particolare. Ho fatto di tutto: pizzaiolo, ponteggista in una ditta edile, poi la fabbrica. Vivo di contratti a tempo, quello attuale mi scadrà a fine ottobre. Si vive sempre con l’ansia di restare a casa. Quando ho deciso di prendere uno scooter, per il finanziamento ha dovuto firmare la mia ragazza, io non potevo dare le garanzie necessarie”.