lo studio dell'istituto piepoli

Articolo 46, questo sconosciuto: l'indagine del sindacato Ugl sui lavoratori

L'analisi, a cura dell’Istituto Piepoli, sul tema della partecipazione dei dipendenti alla gestione delle imprese, su sicurezza e su retribuzione è preoccupante. Solo il 38% di chi lavora conosce i suoi diritti

30 Apr 2024 - 10:30

L'Istituto Piepoli ha effettuato, per il sindacato Ugl, un'indagine sui lavoratori in vista del primo maggio. In particolare sul tema della partecipazione dei dipendenti alla gestione delle imprese, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e sull’adeguatezza della retribuzione. E il risultato è abbastanza preoccupante. Il 76% della popolazione italiana non ha mai sentito nominare l'articolo 46 della Costituzione e solo il 38% di chi lavora lo conosce.

© Tgcom24

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Articolo 46 della Costituzione: cosa dice e chi lo conosce - “Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”. È quanto sancisce l’articolo 46 della Costituzione italiana e così è stato presentato agli individui coinvolti nella ricerca per sondarne il livello di conoscenza. Questo articolo risulta molto poco conosciuto, non solo dalla popolazione ma anche dai lavoratori.  "Il 76% della popolazione italiana - si legge nella ricerca - non lo ha mai sentito nominare. Il 38% di chi lavora lo conosce, il 62% no. Eppure, una volta spiegato, l’articolo risveglia l’interesse presso molti, lavoratori e non: il 75% della popolazione e il 77% dei lavoratori lo trova importante. Si è di fatto raccontato che questo articolo stabilisce il diritto dei lavoratori alla partecipazione alla gestione delle imprese. Partecipare allo scambio di informazioni aziendali, alla governance con una parte dei rappresentanti dei lavoratori, agli utili dell’impresa, al possesso di azioni delle aziende quotate. Tuttavia, nonostante ciò, i lavoratori fanno fatica a realizzarne la piena applicabilità nel posto di lavoro: il 21% dei lavoratori sarebbe molto favorevole all’attuazione dell’articolo, il 27% contrario. Si prefigura poi una partenza in ‘punta di piedi’, iniziando dalla partecipazione a livello informativo (39%), poi da quella economica (25%), da organizzativa (20%) e, da ultimo, dalla partecipazione finanziaria (16%). L’articolo è dunque un concetto da spiegare bene, ma soprattutto da valorizzare nella sua portata pratica e da declinare nei suoi vantaggi concreti per il lavoratore: la percentuale dei favorevoli alla sua applicabilità passa, infatti, dal 21% del totale lavoratori al 35% tra chi lo conosce già, mentre quella dei riluttanti scende dal 27% all’8% tra i conoscitori.

Poca consapevolezza della sicurezza sul lavoro - Un altro tema indagato dalla ricerca, anche in questo caso in ottica di coinvolgimento e partecipazione, è stato quello della sicurezza nei luoghi di lavoro. Agli intervistati sono stati presentati dati ufficiali, pubblici e molto diretti sul tema della sicurezza. “In Italia la media degli infortuni sul lavoro è questa: un ferito al minuto, un morto ogni otto ore, in media, quindi, 3 morti al giorno sul luogo del lavoro”Ancora pochi sono pienamente consapevoli dei dati reali e della rilevanza drammatica degli infortuni sul lavoro, anche tra gli stessi lavoratori: il 61% della popolazione e il 49% dei lavoratori non era a conoscenza di questi dati. A ben vedere, la potenza di questo fenomeno si scarica tutta sul livello di preoccupazione. Sensibilizzati sulla tematica, praticamente tutti dichiarano la propria apprensione sul tema: fortissima per più di un lavoratore su due (57%), forte per tutti gli altri. Un tema che, se compreso nella sua portata, coinvolge quindi in modo massivo e massiccio tutti gli individui. La maggioranza dei lavoratori si sente, tuttavia, abbastanza confidente rispetto all’attenzione ai temi della sicurezza prestata nel luogo dove lavora: il 26% la ritiene positiva, il 57% abbastanza soddisfacente. Tuttavia, il 17% dei lavoratori esprime la propria sfiducia su questo aspetto e questa situazione raggiunge picchi molto più alti presso le categorie più coinvolte: il 55% degli operai, di fatto, valuta negativamente l’attenzione prestata dalla propria azienda ai temi della sicurezza sul lavoro. La questione è talmente rilevante che la volontà di contribuire in modo positivo e attivo al miglioramento dello stato attuale delle condizioni della sicurezza sul lavoro è molto alta: un lavoratore su due (49%) dichiara che potrebbe certamente fare qualcosa in più/qualcosa di diverso per aumentare/migliorare lo status quo. Questa presa di posizione orientata a un coinvolgimento personale risulta dunque un terreno fertile per favorire l’adozione di pratiche più sicure, investire sulla formazione e sull’addestramento dei lavoratori, valorizzare le best practice, incrementare la comunicazione sul tema.

Retribuzione inadeguata per la maggioranza di lavoratori - Per più di un lavoratore su due (il 58%) la retribuzione attuale è percepita inadeguata alla propria mansione anzianità di servizio. La percezione negativa sale ulteriormente presso i lavoratori dipendenti: tocca il 65% degli impiegati, per arrivare al 75% tra gli operai. Ancora più critica la percezione sull’andamento del potere d’acquisto degli ultimi anni: in questo caso, quasi il 70% degli individui accusa una perdita del proprio potere d’acquisto. La criticità si conferma presso i lavoratori dipendenti (76%) e soprattutto tra gli operai (87%). La situazione pone i cittadini di fronte a delle rinunce. Prima di tutto si cominciano a sacrificare le spese accessorie, ancorché legittime: rinunciare a fare una vacanza è la prima scelta di chi accusa una riduzione del suo potere d’acquisto. Poi si passa a rinunciare a comprare un’auto e, messi alle strette, anche a investire per i figli, comperare una casa, fino ad arrivare alla rinuncia di cose fondamentali come il diritto alla salute: il 15% rinuncia alle spese per visite mediche/cure sanitarie, dato che sale al 40% tra i pensionati andando a intaccare una delle categorie di persone teoricamente più bisognosa di queste attività. Una difficoltà che va dunque ad aggiungersi ad altre difficoltà.

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