Coronavirus, Draghi: "Bene i sussidi ma per i giovani occorrono investimenti"
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"La memoria delle sofferenze degli europei negli anni 1920 sono un ammonimento", scriveva l'ex presidente della Bce
Era il 25 marzo quando Mario Draghi indicava "Financial Times" la sua "ricetta" su come contrastare la crisi provocata dall'epidemia. "E' chiaro che la risposta alla guerra contro il coronavirus deve coinvolgere un significativo aumento del debito pubblico", scriveva l'ex presidente della Bce sul quotidiano economico. La sfida "è come agire con sufficiente forza e velocità per prevenire che una recessione si trasformi in una prolungata depressione". Rileggendo oggi quell'intervento è possibile trovare i punti chiave del programma sul quale Draghi, una volta ottenuto l'incarico da Mattarella, proverà a chiedere la fiducia del parlamento.
"La perdita di reddito del settore privato dovrà essere eventualmente assorbita, in tutto o in parte, dai bilanci dei governi. Livelli di debito pubblico più alti diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie e sarà accompagnata da una cancellazione del debito privato", scriveva Draghi.
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"La priorità è difendere il lavoro" "La priorità non deve essere solo offrire un reddito di base a chi perde il lavoro. Dobbiamo proteggere la gente dalla perdita del lavoro. Se non lo facciamo emergeremo dalla crisi con una permanente occupazione più bassa", spiegava Draghi sottolineando che i "livelli di debito pubblico devono salire. Ma l'alternativa sarebbero danni ancora peggiori all'economia".
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"Non esitare, rischio costo irreversibile" "Di fronte a circostanze non previste un cambio di mentalità è necessario in questa crisi come lo sarebbe in tempi di guerra. Lo shock che ci troviamo ad affrontare non è ciclico. La perdita di reddito non è colpa di chi la soffre. Il costo dell'esitazione potrebbe essere irreversibile. La memoria delle sofferenze degli europei negli anni 1920 sono un ammonimento".