La procura vuole capire se i risparmiatori che hanno sottoscritto le obbligazioni subordinate avessero, secondo la banca, il giusto profilo di rischioBoschi, no sfiducia: "Se mio padre sbagliò pagherà"
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Il procuratore di Arezzo Roberto Rossi ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di truffa sulla vicenda della vendita delle obbligazioni secondarie di Banca Etruria. Nel fascicolo, che contiene la documentazione presentata dalle associazioni dei consumatori, non ci sono ancora nomi di indagati.
Quella appena aperta è la quarta inchiesta che riguarda Banca Etruria, dopo quelle sulle false fatturazioni, per ostacolo alla vigilanza e sul conflitto di interessi di alcuni amministratori. La procura vuole dunque verificare se i risparmiatori che hanno acquistato le obbligazioni subordinate avessero il "profilo" giusto, secondo la banca, per essere considerati investitori a tutti gli effetti, cioè se avessero le caratteristiche di veri destinatari di un tipo di obbligazioni più appropriate per chi è cosciente di assumersi un certo livello di rischio. Non è escluso che a questo proposito la procura possa acquisire la documentazione preliminare all'acquisto delle obbligazioni secondarie da parte di clientela retail.
Il Codacons, intanto, ha presentato formale richiesta di costituzione di parte offesa e contestuale richiesta di sequestro presso la nuova banca delle somme perse dai risparmiatori. E, sempre sul fronte dei ricorsi delle associazioni dei consumatori, il procuratore Rossi ha già inviato a Roma la documentazione dell'Adusbef consegnatagli nei giorni scorsi che riguardava l'eventuale ipotesi di omessa vigilanza. Il fascicolo invece che riguarda l'ipotesi di truffa ha preso forma proprio basandosi sulla documentazione allegata agli esposti di Condacons e Federconsumatori e dei singoli che si sono rivolti alla procura. Questi ultimi, per ora, sarebbero meno di una decina, ma soprattutto adesso che l'inchiesta per truffa è partita, alla procura aretina ne attendono molti di più.
Proprio su Rossi, intanto, il Csm ha aperto un fascicolo per verificare eventuali profili di incompatibilità con la titolarità delle inchieste su Banca Etruria per il suo incarico di consulente del Dipartimento Affari Giuridici e Legislativi di Palazzo Chigi, peraltro autorizzato dallo stesso Csm.
Da parte sua il magistrato, con una lunga nota, spiega che il suo ruolo di consulenza "non ha alcuna connotazione politica" e che non hai chiesto e tantomeno riscosso un euro di compenso o di rimborso spese. Il suo lavoro per il governo, dice, è tutto nello scambio e trasmissione di pareri giuridici e documenti via email, e oltretutto in questa veste non non si è mai occupato di questioni che abbiano avuto attinenza con banche e finanza.