È il primo stop dopo 10 rialzi consecutivi. Pur prevedendo che l'inflazione resterà elevata a lungo, la Banca centrale europea registra "un netto calo a settembre"
La Bce ha deciso di lasciare invariati i tassi, che restano fermi al 4,50%: si tratta del primo stop dopo dieci aumenti consecutivi. La scelta di non toccare il costo del denaro è dovuta al fatto che "le nuove informazioni hanno confermato sostanzialmente la valutazione precedente" di Francoforte "circa le prospettive di inflazione a medio termine". Pur prevedendo che l'inflazione resterà elevata a lungo, la Banca centrale europea ha infatti registrato "un netto calo a settembre" mentre il trend dei prezzi di fondo "ha continuato a diminuire". Già a gennaio la Bce aveva annunciato che avrebbe "mantenuto la rotta" sui tassi.
Per la Bce i tassi "si collocano a livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale" al ritorno dell'inflazione al 2%. Le decisioni future del Consiglio direttivo "assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario", scrive la Banca centrale europea nel suo comunicato. Il Consiglio direttivo continuerà inoltre a seguire "un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati della restrizione. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell'inflazione di fondo e dell'intensità della trasmissione della politica monetaria".
L'inflazione a settembre è in calo, ma resta ancora elevata. Le nuove informazioni hanno confermato sostanzialmente la valutazione precedente circa le prospettive di inflazione a medio termine. Gli esperti si attendono che l'inflazione resti troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato. Inoltre perdurano le forti pressioni interne sui prezzi. Al tempo stesso, l'inflazione ha registrato un netto calo a settembre, ascrivibile anche ai forti effetti base, e gran parte delle misure dell'inflazione di fondo ha continuato a diminuire. I passati aumenti dei tassi di interesse decisi dal Consiglio direttivo, viene sottolineato, seguitano a trasmettersi con vigore alle condizioni di finanziamento, frenando in misura crescente la domanda e contribuendo pertanto alla riduzione dell'inflazione.
Un taglio dei tassi "non è stato discusso, è prematuro assolutamente anche solo discuterne, ora dobbiamo stare fermi, siamo in pausa", ha affermato da parte sua la presidente della Bce, Christine Lagarde.
Il tasso sui depositi rimane ora al 4%, mentre quelli sulle operazioni di rifinanziamento principali e marginali sono confermati rispettivamente al 4,5% e al 4,75%. L'istituto conferma poi di essere pronto ad "adeguare tutti i suoi strumenti nell'ambito del proprio mandato per assicurare che l'inflazione ritorni all'obiettivo del 2% nel medio periodo e per preservare l'ordinato funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria". Inoltre il cosiddetto Strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria (Tpi) potrà essere utilizzato per contrastare "ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettano seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutti i Paesi dell'area dell'euro", consentendo così al Consiglio direttivo della Bce di assolvere con più efficacia il proprio mandato della stabilità dei prezzi.
In base alla sua attuale valutazione, la Bce "ritiene che i tassi di interesse di riferimento si collochino su livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al conseguimento di tale obiettivo". Questa formula, che viene ripetuta, era stata già interpretata alla precedente riunione come un segnale sul possibile raggiungimento del picco dei tassi di interesse.
Il board della Bce non ha discusso né i requisiti di riserva minima (Mrr) né il futuro del programma pandemico di acquisti di titoli, il Pepp, che terminerà a fine 2024. Prima del Consiglio erano circolate ipotesi sulla possibilità che i banchieri centrali ridiscutessero i rinnovi degli stock di titoli del Pepp, mentre da mesi stanno già riducendo le consistenze di un altro programma di accumulo, il piano App. Dopo le recenti tensioni sull'obbligazionario governativo, e forse anche per questo motivo, il comunicato non fornisce indicazioni in tal senso.
Le banche centrali come la Bce usano le variazioni del tasso di sconto per influenzare l'economia di un Paese o di una comunità, cercando di stimolare la crescita e mantenere la stabilità. La Banca centrale europea ha deciso di aumentare i tassi di interesse per combattere l'inflazione, cioè l'aumento generalizzato dei prezzi a cui stiamo assistendo non solo nell'area Euro, ma a livello globale.
Lagarde non ha escluso altri rialzi. "Siamo in pausa ma non vuol dire che non rialzeremo di nuovo" i tassi, che sono "il miglior strumento che possiamo usare" per far tornare l'inflazione al 2%. "Coi dati odierni siamo fiduciosi che con questi tassi torniamo al 2%, ma siamo dipendenti dai dati".