L'area della moneta unica è stata interessata da una serie di risultati positivi che non precludono però un mantenimento della politica monetaria espansiva da parte della Banca centrale europea.
Nell’Eurozona proseguono i segnali di una ripresa moderata ma stabile. È stato lo stesso presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, a confermarlo, nel corso della sua audizione presso l’European Banking Congress di Francoforte.
Notizie incoraggianti giungono, infatti, sia dall’andamento del Pil, sia dai prezzi al consumo che dal mercato del lavoro. Tra le altre cose, proprio oggi sono uscite le nuove rilevazioni di Markit Economics riguardo l’attività manifatturiera della zona euro: l’indice Pmi è infatti salito a 53,7 punti a novembre, contro i 53,5 del mese precedente. Si tratta del miglior risultato degli ultimi tre anni.
L’indice Pmi è un indicatore che aiuta a capire l’andamento economico (e a prevederne gli scenari futuri) di un Paese o di un’area, basandosi su una serie di indicatori – come la produzione, l’occupazione, gli ordinativi e le scorte – del settore manifatturiero, come in questo caso, o dei servizi. Sostanzialmente un punteggio al di sopra dei 50 punti indica una fase di espansione economica, mentre al di sotto di tale soglia, una fase di contrazione.
Tornando ai principali indicatori, come anticipato il Pil prosegue nella sua modesta ripresa, nel terzo trimestre è infatti cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dell’1,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A fine anno la crescita dovrebbe attestarsi al +1,6%, confermando il risultato messo a segno già a fine 2015 (nel 2014 si registrò un più lieve +0,9%). Per il 2017 si prevede un leggero rallentamento al +1,5%.
Contributi positivi alla crescita del Pil sono arrivati soprattutto dai consumi privati (legati ad un aumento del reddito disponibile delle famiglie, a cui hanno contribuito il buon andamento del mercato del lavoro e i bassi prezzi delle materie prime) mentre gli investimenti sono rimasti stabili e le esportazioni hanno registrato un rallentamento (soprattutto a causa dell’andamento altalenante del commercio mondiale).
Note particolarmente positive giungono poi dal mercato del lavoro. Come spiegato dallo stesso presidente della Bce nel corso del 2016 “l'occupazione è cresciuta di oltre 4 milioni di unità dal minimo toccato nel 2013 e la ripresa è diventata più diffusa con minori divergenze tra i Paesi". Gli ultimi dati diffusi dall’Eurostat indicano infatti, un calo del tasso di disoccupazione al 9,8%, tornando per la prima volta sotto il 10% dal 2011, ma mantenendosi ancora al di sopra del 7% dei livelli pre-crisi.
Anche i dati relativi all’inflazione risultano in miglioramento (+0,6% a novembre). Buoni risultati dunque, ma che non precludono un mantenimento della politica monetaria espansiva della Banca centrale.