Un'analisi di Assoutenti ha rilevato i picchi in alcuni distributori sulla rete stradale e non, come accade di solito, su quella autostradale. Il presidente: "Un pieno costo 5,5 euro in più rispetto al primo gennaio"
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Il prezzo della benzina torna a salire e sfonda il tetto dei 2,5 euro al litro al servito in alcuni distributori: tale livello viene toccato non solo sulle autostrade, dove è normale che i listini siano più elevati, ma anche sulla rete ordinaria. A rilevarlo è Assoutenti, che analizza gli ultimi prezzi al pubblico comunicati dai gestori al ministero delle Imprese e del Made in Italy e pubblicati sul sito del dicastero.
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Verificando i dati diffusi sull'osservaprezzi carburanti e riferiti alla data del 16 febbraio, l'associazione rileva che, dopo gli aumenti di pochi giorni fa, "alcuni distributori vendono la verde a prezzi già superiori ai 2,5 euro al litro. E' il caso ad esempio di una pompa che si trova a Taranto, dove la benzina costa 2,537 euro al litro e viene venduta a 2,522, mentre il prezzo più alto tra quelli rilevati riguarda un distributore della provincia di Palermo che, in base all'ultimo dato, fermo però al 15 febbraio, vendeva un litro di verde a 2,565 euro, 2,495 il gasolio".
Sulla rete autostradale, alla data del 16 febbraio, la benzina più cara "è quella venduta sulla A21 nei pressi di Piacenza: 2,499 euro al litro". E così, oggi "un pieno di benzina costa quasi 5 euro in più rispetto all'inizio dell'anno, mentre per un pieno di gasolio si spendono 5,5 euro in più - segnala il presidente di Assoutenti Gabriele Melluso -. Il rischi concreto è che la nuova ondata di rialzi alla pompa determini una spirale inflattiva attraverso un incremento dei prezzi al dettaglio dei beni che viaggiano su gomma e che rappresentano l'88% della merce venduta in Italia".