Analisi della Cgia di Mestre

Bollette 2025, costeranno alle imprese 13,7 miliardi in più: penalizzato il Nord Italia

In totale la spesa complessiva dovrebbe toccare gli 85,2 miliardi: di questi, 65,3 sarebbero per l'energia elettrica e 19,9 per il gas

11 Gen 2025 - 11:15
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Non solo le bollette delle famiglie anche quelle delle imprese sono previste in forte rialzo: quest'anno il salasso per l'intero sistema imprenditoriale italiano potrebbe pesare per 13,7 miliardi di euro in più rispetto al 2024, pari al +19,2%. Sono i conti fatti dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia) secondo cui la spesa complessiva dovrebbe toccare gli 85,2 miliardi, di cui 65,3 per l'energia elettrica e 19,9 per il gas. E a pagare il conto più salato dovrebbero essere le imprese del Nord, che ospita buona parte dello stock delle imprese presenti nel nostro Paese e, conseguentemente, dovrà farsi carico della quota parte di aumento più consistente, praticamente quasi due terzi dell'aggravio complessivo.

"E' necessario precisare che l'aumento dei costi energetici sarà comunque molto inferiore a quanto abbiamo vissuto durante il periodo più critico della recente crisi energetica che ha colpito tutta Europa tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2023. Ma oggi - come sottolinea la Cgia - non abbiamo più quelle misure pubbliche adottate all’epoca che hanno aiutato a contenere gli aumenti delle bollette sia per le famiglie che per le imprese: stiamo parlando di un totale di ben 92,7 miliardi di euro".

Quest’anno gli effetti dell’aumento delle bollette potrebbero farsi sentire pesantemente sui bilanci sia delle imprese che delle famiglie. Ma c’è un altro aspetto negativo da considerare aggiunge la Cgia: "Così come accaduto negli anni passati, potremmo trovarci davanti a un’impennata dei prezzi del gas e dell’energia che rischiano di provocare una spirale inflazionistica. Ricordiamoci che nel biennio 2022-2023, la crisi energetica ha causato una significativa perdita del potere d’acquisto per lavoratori dipendenti e pensionati; senza contare l’aumento dei tassi d’interesse e quindi il costo maggiore del denaro che ha messo in difficoltà investimenti e crescita del Pil. Ma c’è dell’altro. Gli esperti paragonano l’inflazione a una “tassa ingiusta”: infatti, riduce la quantità di beni e servizi acquistabili da tutti noi ed è particolarmente dura con chi è già economicamente fragile".

Per contrastare efficacemente il rallentamento economico in corso, in primo luogo  - conclude la Cgia -  dobbiamo evitare il crollo dei consumi interni, obiettivo che potrebbe non essere conseguito se l’inflazione, a causa di un forte impennata dei prezzi dei prodotti energetici, dovesse tornare a crescere. In secondo luogo è necessario spendere bene ed entro la scadenza (31 agosto 2026) le risorse del Pnrr ancora a nostra disposizione; praticamente 130 miliardi di euro.

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