Secondo l’Adoc, in Italia si spendono in media 2440 euro nell’arco della vita della propria auto (circa dieci anni), il 12,6% del costo sostenuto per acquistarla
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Il governo ha annunciato recentemente la volontà di abolire una delle tasse italiane più discusse, ovvero quella sul possesso di un’automobile: il bollo auto. L’annuncio è stato applaudito in parte, ma anche lasciato dei dubbi in quanto si tradurrebbe in una aumento elle accise sui carburanti.
Il bollo auto, si sa, è una tassa che pesa molto sulle tasche degli italiani. Secondo i calcoli dell’Adoc, nel nostro Paese si spendono in media 2440 euro nell’arco della vita della propria auto (in media dieci anni), circa il 12,6% del costo sostenuto per acquistarla. A ciò bisogna mettere in conto anche la svalutazione della stessa.
Sulle tabelle relative ai costi sostenuti per singola categoria di automobile (euro 5), l’associazione dei consumatori specifica che per utilitaria da 63 kw e un prezzo del nuovo di circa 12.450 euro – per la quale si prevede un costo del bollo medio di 170,73 euro all’anno– l’incidenza sul costo dell’auto nell’arco dei dieci anni si porterebbe al 13,7%, (in cifre 1.707 euro).
Per una familiare (25 mila euro di costo, 111 kw, 315,71 euro di bollo all’anno) l’incidenza sarebbe invece del 12,1%; per un suv (30mila euro, 121 kw, 356 euro di bollo) dell’11,8%, per una city car (10mila euro, 50 kw, 134,50 euro di bollo) dell’13,4%, mentre per una sportiva (50mila euro, 226 kw e 1640 euro di bollo) l’incidenza sarebbe addirittura del 32,8%. Di conseguenza i calcoli mostrano quindi un’incidenza media, come già spiegato, del 12,6% (se si escludono le auto sportive) su un’auto da 19,300 euro, 86 kw e 244 euro di bollo.
Non stupisce, dunque, che almeno in parte l’annuncio dell’esecutivo sia stato accolto positivamente. Ma la decisione di ripiegare al mancato gettito (pari a 6,1 miliardi di euro) derivante dall’abolizione del bollo auto, aumentando le accise ha acceso più di qualche dubbio.
Secondo la Cgia di Mestre, infatti il risparmio si verificherebbe solo nelle tasche di chi percorre meno chilometri all’anno. Oltretutto, spiega ancora l’associazione veneta, l’aumento delle accise pari a 0,16 euro al litro comporterebbe anche un aumento del gettito d’Iva.
Secondo i calcoli, per esaurire il vantaggio economico, basterebbe che i proprietari di auto a gasolio di 1.900 cc e di auto benzina da 1.600 cc superassero i 20mila chilometri all’anno. Per un’auto di cilindrata più bassa, che paga quindi una tassa più contenuta, il vantaggio si esaurirebbe dopo appena 15mila chilometri. Va da sé, che l’abolizione andrebbe sì a favore di chi ha la possibilità di evitare di usare l’auto di proprietà, ma a discapito di quelle professioni – come i tassisti, gli autotrasportatori, ma anche le ditte di manutenzione (ad esempio gli idraulici e gli elettricisti) – per le quali il mezzo privato di trasporto è necessario.