La multinazionale statunitense sottoscrive il documento a tutela dei fattorini delle consegne a domicilio
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Domino’s Pizza, la multinazionale statunitense delle pizzerie, ha firmato la "Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano", il documento varato a Bologna dieci mesi fa a tutela dei fattorini delle consegne a domicilio. Alla presenza dell'assessore al Lavoro, Marco Lombardo, l'a.d. dell'azienda, Alessandro Lazzaroni, ha apposto la sua firma accanto a quella degli altri aderenti al primo e unico accordo territoriale metropolitano in Italia sulla gig economy.
"Il nostro è sempre stato non un impegno sulla carta, ma un impegno per la Carta - ha sottolineato l'assessore al Lavoro, Marco Lombardo -, individuando standard minimi di tutela e di salvaguardia dei diritti dei lavoratori sotto il quale, nella nostra area metropolitana di Bologna non si può e non si deve andare. A Bologna si è tenuta la prima assemblea retribuita dei riders, in applicazione dei diritti assembleari riconosciuti dalla Carta e si è applicata per la prima volta la sospensione del servizio, durante la nevicata di dicembre, per tutelare la sicurezza dei lavoratori".
La Carta stabilisce infatti standard minimi di tutele che hanno dimostrato di funzionare per i lavoratori delle aziende che hanno firmato. Il documento è stato firmato il 31 maggio 2018 dal Comune di Bologna, da Riders Union, che aveva sollecitato l'Amministrazione a intraprendere un percorso di ascolto delle proprie rivendicazioni, da Cgil Cisl Uil e dall’azienda Sgnam/MyMenu.
L'a.d. di Domino’s Pizza, che nella città emiliana ha 80 dipendenti, di cui 50 sono riders, ha sottolineato che "la firma della Carta per noi rappresenta un passo logico che segue il modo nel quale abbiamo deciso di lavorare insieme ai nostri ragazzi. Per questo ci attiveremo per informare anche i nostri clienti: presto distribuiremo loro un volantino che informa dell'esistenza della Carta e della nostra adesione ad ogni consegna di pizza".
Soddisfatte le organizzazioni sindacali. Per Giacomo Stagni, Cgil "il lavoro fatto dal Comune di Bologna è positivo perché ha raccolto un'esigenza nata dai lavoratori, ora dobbiamo fare in modo che i contenuti della Carta diventino a livello nazionale uno standard di tutela di tutti i lavoratori che lavorano per le piattaforme”. Alberto Schincaglia, della Cisl, aggiunge che "la politica si è impegnata a Bologna e crediamo che anche a livello nazionale dovrebbe farlo, all'interno della discussione sul salario minimo e dei minimi contrattuali nei contratti nazionali”.
Per Roberto Rinaldi, della Uil, "la Carta sottoscritta a Bologna deve essere esportata nelle altre città, è un punto di riferimento importante che stabilisce dei livelli basilari". Tommaso Falchi di Riders Union Bologna, che ha dato vita alle mobilitazioni dei riders nel 2017, sottolinea che "la Carta dei diritti di Bologna è di fatto, ad oggi, l'unico strumento concreto in Italia per i diritti dei riders. Il tavolo nazionale aperto da otto mesi, ad oggi, non ha portato a niente".