La cripto-community fa volare il mercato degli Nft a 24,9 miliardi di dollari. Il record di Beeple e del CryptoPUnk #7523, coinvolte le case d'asta più prestigiose
“Si partiva da 100 dollari e in pochi giorni la quotazione è arrivata alla strabiliante cifra di oltre 69 milioni di dollari, un record inaspettato anche per noi, che pure avevamo creduto da subito nel nuovo trend degli Nft”: Mariolina Bassetti, Presidente Christie’s Italia e Presidente per l’Europa di Post- War & Contemporary, parla dell’asta del marzo dello scorso anno quando Everydays: The First 5000 Days, un'opera d'arte digitale Nft creata da Mike Winkelmann, conosciuto come Beeple è, ribadisce Bassetti “entrata nella storia come la prima opera d’arte puramente digitale mai offerta da Christie". Una pietra miliare per la più grande casa d’aste al mondo, una rivoluzione per l’intero mercato dell’arte. “Questa vendita ha aperto le porte al mercato degli Nft nell’arte”, sostengono gli analisti di Citi che hanno dedicato un recente Report al settore “Global Art Market Disruption”.
Il BOOM NEL 2021 DEL COLLEZIONISMO DIGITALE
Secondo le recenti rilevazioni di Reuters, basate sui dati di DappRadar, il mercato dell’arte Nft ha raggiunto vendite per 24,9 miliardi di dollari nel 2021, rispetto ai 94,9 milioni dell’anno precedente, quando gli Nft d’autore stavano muovendo i primi passi. Di colpo, tutto è cambiato. Dopo il record di Beeple con Christie’s, è sopraggiunta Sotheby’s che a giugno del 2021 ha battuto per la cifra record pari a 11,8 milioni di dollari un’immagine con dimensioni 24×24 pixel un NFT identificato come #7523 nella serie CryptoPunk, record che, sempre secondo gli analisti di Citi, ha fatto da apripista al boom del Cryptopunk, opere sviluppate da algoritmi che hanno generato vendite stimate in poco più di 1 miliardo di sterline (circa 1 miliardo e 300 dollari Usa) solo tra luglio e ottobre dello scorso anno.
LA CRIPTO COMMUNITY E LE CASE D’ASTE, MATRIMONIO D’AFFARI
Non c’è dubbio, sostengono gli analisti di Citi: la cripto community sta facendo leva sulla old fashioned reputazione “fisica” delle case d’asta per convalidare queste nuove forme di collezionismo digitale. Allo stesso tempo, le case d’asta sembrano molto felici di prendere parte al cripto boom, e di costruire legami più stretti con i cripto collezionisti e cripto investitori.
LA BLOCKCHAIN E IL MERCATO SECONDARIO PIÙ LIQUIDO
Una nuova generazione di cripto-milionari ha scardinato i vecchi pilastri del collezionismo d’arte. Ma le nuove tecnologie hanno spalancato le porte degli investimenti ai nativi digitali tout court, anche a quelli che non hanno ingenti risorse. La blockchain, ovvero la stessa tecnologia alla base delle criptovalute come il Bitcoin, ha in un certo senso “democratizzato” la proprietà di un’opera d’arte digitale, grazie a una infrastruttura tecnologica che crea una proprietà unica, tracciabile e indiscutibile. Una registrazione che può essere facilmente trattata sul mercato secondario senza la necessità di un intermediario tradizionale e che rende gli investimenti in arte più liquidi.
DALLA PEACE GALLERY A DAMIEN HIRST
Il rischio di venire tagliati fuori dal nuovo mercato dell’arte ha spinto le case d’asta a partecipare attivamente a questo nuovo gioco del mercato. E anche le gallerie più famose hanno fatto il loro ingresso nella cripto-community. Peace Gallery, considerata una blue cheap delle gallerie, ha lanciato la sua piattaforma Nft, in collaborazione con l’artista Simon Denny e Urs Fisher. Un’altra galleria, Unit London, ha tenuto a battesimo Institut, piattaforma dedicata. Una rivoluzione a tutto tondo. Perché se agli inizi erano gli artisti digitali puri a creare Nft, ora si sono buttati sull’arte digitale anche i grandi artisti, come Damien Hirst, che ha debuttato con un progetto chiamato The Currency, una collezione di 10 mila Nft, che corrisponde a 10 mila opere uniche fisiche dell’artista. Da novembre a oggi sono state trattate opera per 70 milioni di dollari. Non potevano mancare le Fiere. Art Basel Miami ha debuttato con una esibizione di Nft in collaborazione con la valuta digitale Tezos a dicembre 2021.
Il MONDO VIRTUALE E IL TIMORE DI BOLLE
Come già successo per le monete digitali, anche sull’arte digitale si pongono domande e dubbi: chi certifica il valore, quali sono i benchmark di riferimento. E poi: non c’è il rischio di bolle? La bolla delle monete digitali, scoppiata nel 2019, non ha inficiato il modello di queste valute, sostengono gli analisti di Citi, e queste valute hanno dato vita a importanti fondamenti di ecosistemi. Lo stesso sembra avvenire per gli Nft d’artista. Non solo. Sempre secondo gli analisti di Citi, lo scoppio di bolle qualche volta non è il segnale di una fine, ma piuttosto dell’inizio di una nuova fase di sviluppo, generata dai vincitori del precedente ciclo.